Da qualche anno ho la fortuna di frequentare, un po’ in tutte le stagioni, la Valle di Rhêmes-Notre Dame, una delle prime valli laterali dalla Valle d’Aosta (uscita autostrada Aosta Ovest-Sant Pierre). Lunga e stretta, 86 metri quadrati di superficie a poco più di 1700 metri sul livello del mare, appartiene per metà al Parco del Gran Paradiso (il versante della destra orografica), e per l’altra metà (il versante di sinistra) è da secoli riserva di caccia dei conti Rossi di Montelera ed è soggetta alle valanghe. Fino al secondo dopoguerra, inoltre, quando venne costruita la strada carrozzabile, in parte protetta da gallerie, la parte superiore della valle rimaneva isolata per sei mesi all’anno, a causa della neve e delle slavine.
Queste particolari condizioni hanno dunque preservato nel tempo la mia Valle Incantata, lasciandola quasi intatta: pochi e minuscoli i centri abitati, tante le piccole testimonianze architettoniche del passato, come mulini, forni, cappelle e la parrocchia seicentesche, e la centralina idroelettrica costruita 1921. A Chanavey, un piccolo impianto sciistico attira, in inverno, la maggior parte dei turisti. Da lì in poi, la valle è infatti una successione di boschi, prati, pascoli, torrenti e piccoli laghi. Un paradiso per gli escursionisti, che comunque sono pochi, e, in inverno, per chi ama camminare in piano e in quota, ciaspolare, cavalcare, praticare sci da fondo o la mountain bike, immersi nel silenzio e nel bianco. A seconda della stagione, è facile incontrarvi marmotte, stambecchi, camosci e volpi.
Nei boschi predominano i larici (Larix decidua), accompagnati da abeti rossi (Picea abies), cirmoli (Pinus cembra), alcuni abeti bianchi (Abies alba) e qualche betulla (Betula alba). In tarda primavera-inizio estate la mia Valle Incantata è un tripudio di fiori alpini e nuovi germogli, in estate un incanto verdissimo e umido, in autunno un’esplosione di oro e bronzo, in inverno un regno bianco e ovattato, nel quale mi sono svegliata, pochi giorni fa, mentre nevicava fitto.
Il bosco di Artalle e i larici secolari: da oltre quattro secoli un’imponente formazione boschiva difende dalle valanghe la piccola frazione di Artalle, situata sulla destra orografica della Valle, all’interno del Parco del Gran Paradiso. Testimonianze storiche, confermate da rilievi dendrometrici, raccontano che qui il taglio sia bandito dal 1600, come dimostrano i 42 esemplari di larice ancora presenti: di notevoli dimensioni, non sono tuttavia eccezionali, data la fittezza di impianto, incutono comunque soggezione.
Dove mangiare: per esempio al rifugio Pellaud (Le chalet de Pellaud – Reve du Lac), che si raggiunge con una facile passeggiata da Bruil lungo la strada battuta o il sentiero nel bosco, fino al delizioso piccolo lago del Pellaud, sul quale si trova la vecchia centralina idroelettrica restaurata. I gestori sono amabili e offrono una cucina valdostana casalinga, alleggerita e molto curata. Potete andarci anche a cena e, previa prenotazione, fermarvi a dormire nell’appartamento al piano di sopra, arredato con eleganza montana: sarete così certi di vedere, nottetempo o al mattino presto, qualche animale selvatico.
Curiosità: nella frazione Chanavey, si trova il Centro Visitatori del Parco Nazionale del Gran Paradiso; al suo interno è ospitata la mostra permanente intitolata “Bentornato Gipeto!”, che racconta la storia dell’estinzione e del ritorno del più grande uccello europeo.
Gli abitanti della Valle di Rhêmes erano un tempo noti per la loro abilità come ramoneurs, cioè spazzacamini; organizzati in piccole squadre, formavano una vera e propria corporazione di emigranti stagionali.
A Bruil, la penultima domenica di luglio si svolge una fiera dell’artigianato valdostano.
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