Alla scoperta del meliloto

L’ho individuata in Engadina, a fine agosto, in un prato da foraggio, che era stato tagliato alla fine di giugno: una pianticella dagli steli sottili e dalle sommità fiorite spiciformi gialle, dolcemente profumate, che emergeva ondivaga  da una distesa di trifogli (Trifolium repens e T. pratense).  A una trifoglio mi hanno fatto pensare le sue fogliolinetrifogliate, seppur con bordi dentellati, ma ci ho messo un bel po’ di ricerche su Internet per riconoscerne infine la specie: Meliloto officinalis, o meliloto, o erba vetturina gialla. Ma certo, il meliloto! Lo avevo studiato all’Università di Scienze agrarie, fra le piante foraggere.

Appartenente alla famiglia delle Leguminose, originaria di Europa e in Asia occidentale e naturalizzata in alcune zone a clima temperato del continente americano, come gli Stati Uniti meridionali e l’Argentina, è stata infatti utilizzata in passato come erba foraggera, in seguito sostituita dal trifoglio comune (Trifolium repens), oggi è coltivata, in particolare in Europa e in Asia, in parte a scopo foraggero ma soprattutto a scopo medicinale. Le sue infiorescenze, seccate all’aria o all’ombra, possiedono infatti molte proprietà farmaceutiche: sedative, antispasmodiche, digestive, diuretiche, espettoranti, decongestionanti e astringenti.

Allo stato spontaneo, lo si ritrova nei campi, negli incolti, lungo le strade, e in particolare in Italia in tutte le regioni dal livello del mare fino alla zona prealpina-alpina: e mi chiedo se la pianticella fiorita che ho visto io, a 1800 metri di altitudine, sia spuntata lì per caso o, come sono propensa a credere, faccia parte della composizione di quei prati foraggeri, e sia stata più veloce di altre sue compagne a ricrescere dopo il taglio di fine giugno.

In ogni caso, il meliloto è una pianta erbacea annuale o biennale, con radice a fittone talvolta in parte lignificata; i fusticini, semplici o più spesso ramificati, lunghi alti 100-150 cm, sono eretti o dapprima sdraiati e poi eretti; le foglie sono trifogliate, con foglioline ovali-ellittiche, con l’apice arrotondato e il margine irregolarmente dentato salvo che alla base, ma le foglioline superiori sono di forma lanceolata.

E veniamo ai fiori, che sbocciano da maggio a fine agosto: piccini, hanno calice tubulare e la corolla, gialla, costituita da due petali saldati a formare la carena, due più lunghi, detti ali, e un quinto, detto vessillo, lungo e ripiegato in alto.
Sono riuniti in racemi, di 30-70 fiori, inseriti all’ascella delle foglie superiori.

Infine il frutto: è una camara ( legume indeiscente) quasi ovale, pendula, con apice ovoide acuto e becco, bruno-chiaro a maturità, contenete 1-2 semi minuscoli, ovoidi, opachi, lisci, verdastri o bruno-giallastri.

A parer mio, vale la pena di scoprire il meliloto anche a scopo ornamentale, nelle bordure, nei prati fioriti, sui pendii da colonizzare: infatti, oltre a essere molto grazioso, profumato e una pianta pioniera, capace ricoprire velocemente il terreno anche povero, è molto apprezzata dalle api e dagli altri impollinatori (infatti se ne ottiene un ottimo mile unfiloro), anche grazie alla lunga fioritura.

Come si coltiva. Si semina a fine inverno o a inizio primavera, tenendo conto che con 35 chili di semi di meliloto si semina un ettaro di terreno (ovvero, con 1 chilo, si copre 350 metri quadrati di terreno). Prima di seminare, conviene tenere i una notte in acqua, per accellerare la germinazione, che avviene in 10-15 giorni. Si semina direttamente a dimora, alla distanza di almeno 20 centimetri, così le piante, na volta in fioritura, formeranno piccoli cespugli arruffati.

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