Lo so che lo ormai lo conoscete tutti, questo agrume dai frutti così particolari da essere soprannominato “Mano di Buddha”, ma magari vi interesseranno alcune curiosità che ho scoperto a riguardo. Innanzitutto, per chi non lo sapesse, non si tratta di un limone (Citrus x limon), bensì di un cedro (Citrus medica) e per la precisione di Citrus medica var. sarcodactylus, varietà naturale originaria di Cina, Giappone e India settentrionale.
La tipica curiosa del frutto – abbastanza mostruoso, a parer mio – deriva da una segmentazione precoce dei suoi spicchi, che si sviluppano uno distinto dall’altro, allungandosi e diramandosi in prolungamenti che ricorda le dita di una mano: frutti accostati uno opposto all’altro evocano la forma di due mani giunte in preghiera, motivo per il quale è considerato tra i migliori doni di ringraziamento a Buddha. In Cina, dove sono chiamati fo-shou, sono considerati portafortuna e simbolo di fertilità, prosperità e longevità, per cui vengono regalati agli ospiti e disposti in casa. Lo stesso accade in Giappone, dove i frutti, detti bushukan si donano il giorno di Capodanno e la pianta viene coltivato come bonsai beneaugurale.
Come si utilizzano i frutti. La buccia, molto profumata, è più o meno spessa, mentre la polpa è molto ridotta, il succo e i semi anche assenti. Per questo motivo non particolarmente gustoso, può essere consumato crudo o usato per la preparazione di marmellate. La scorza, profumatissima, può essere gustata candita o grattugiata, affettata o tritata su frutta, insalate e nei dolci. I frutti interi possono essere utilizzati per preparare liquori ma soprattutto per profumare cassetti e armadi.
Per quanto riguarda la coltivazione, Citrus medica var. sarcodactylus richiede clima temperati, senza eccessi, e posizioni riparate. Come gli agrumi in genere, accetta di buon grado la coltivaizone in vaso, purché di dimensioni edeguate.
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