Helleborus viridis e altri ellebori verdi

IMG_5718Seconda pianta per il mese di gennaio illustrata dal poetico pennello di Silvia Molinari: Helleborus viridis, uno degli ellebori a fiore verde e fioritura invernale. Osservate la leggerezza con cui ha raffigurato questa perenne rizomatosa, diffusa nei boschi misti dell’Europa meridionale, dalla Spagna alla Svizzera, passando per l’Italia: lo stelo fiorale, dalle piccole foglie, sembra  danzare nella brezza invernale; le corolle, verde acido, appena arrossate dal freddo, incantano con la leggerezza dei loro dettagli.

Helleborus viridis ha foglie anche basali, grandi, divise in 5-7 ampi segmenti, molto dentati, verde chiaro, e scompaiono in inverno. Fiorisce fra gennaio e marzo, formando 2-4 fiori per stelo, a coppa piuttosto aperta, composta da 5 tepali (leggete sotto). Sviluppa un cespo alto e largo 40 centimetri. Molto rustico e robusto, date le sue origini piuttosto meridionali, è adatto – come pure altri due ellebori verdi, Helleborus argutifolius e H. foetidus –, ad essere coltivato anche nei climi caldi, in ombra piena o esposto a nord; le stesse specie, nelle zone settentrionali vanno collocate in mezz’ombra, ma in montagna a sud, al sole e al riparo.

Helleborus argutifolius, detto elleboro della Corsica, ha invece foglie sempreverdi, divise in tre segmenti ampi, dentati, coriacei e verde-azzurrino. Raggiunge i 90 centimetri di larghezza e i 100 di altezza. Fiorisce anch’esso da gennaio a marzo, producendo dense infiorescenze di piccoli fiori a coppa, verde acido. Endemico di Corsica e Sardegna, è adatto ai climi a inverno mite ed estate poco piovosa.

Anche Helleborus foetidus è sempreverde: diffuso nei boschi misti di querce e abeti dell’europa centro-occidentale, forma cespi alti e larghi 60-80 ma anche 100 centimetri. Ha foglie verde scuro, formate da 7-11 segmenti piuttosto sottili, soltanto cauline (cioè portate dallo stelo); se strofinate, emanano un leggero odoro di muschio che gli è valso il nome specifico foetidus e, in inglese, il soprannome di stinking hellebore, elleboro maleodorante, a parer mio un po’ esagerato. Fiorisce da novembre a marzo, formando grandi grappoli di fioriquasi cilindrici, verde chiaro e penduli, talvolta orlati di rosso. Non molto longevo, produce però moltissimi semi e sopporta sia il gelo sia la siccità estiva, ma non l’elevata umidità.

Un po’ di botanica. Negli ellebori le strutture fiorali che si pensano essere i petali sono in realtà sepali colorati, detti tepali;  i petali veri e propri, in genere di colore verde, si sono invece trasformati in nettari, minuscole ampolle contenenti il nettare con cui attirare gli insetti impollinatori.

Come coltivarli. Tutte e tre le specie, come gli ellebori in genere, amano i terreni i terreni di bosco, preferibilmente alcalini, anche pesanti purché soffici e freschi in superficie. Piantatele nel sottobosco, ai piedi di alberi e arbusti a foglia caduca, in bordure ombrose assieme ad altre piante a fioritura invernale, o davanti ad arbusti a corteccia colorata.

Le specie si disseminano facilmente, ma se volete partire dai semi, sappiate che ci mettono molto tempo a germinare (anche 9 mesi) e 2-3 anni per cominciare a fiorire, quindi munitevi di pazienza. Se invece partite da piante già sviluppate, ricordatevi di trapiantarle lasciando scoperto il colletto. Se non piove, bagnatele durante la fioritura e in estate. Tagliate poi le foglie secche delle specie decidue (come H. viridis) e almeno una parte dei fiori appassiti delle specie e delle varietà a fiore semplice o semidoppio, per evitare che, andando a seme, sottraggano troppe energie alla pianta. In generale, gli ellebori possono essre moltiplicati per divisione dei rizomi, in autunno o in primavera-estate a seconda del ciclo vegetativo, salvo H. argutifolius e H.foetidus, che possono essere riprodotti solo da seme.

Dove acquistarli: vi consiglio i vivaii La Montà e G&G Buffa, in Piemonte, e Il Giardino degli Ellebori, in Liguria.

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