Il pino cembro, detto anche cembro o cirmolo (Pinus cembra) è una conifera sempreverde appartente alla famiglia delle Pinaceae, molto apprezzato in falegnameria per il legno rossastro e profumato. L’avrete incontrato di sicuro, in qualche passeggita in montagna, così ve lo racconto un po’.
Innanzitutto, è originario delle zone fredde e temperato-fredde dell’Eurasia e diffuso negli ambienti alpini e subalpini, dalla francia, alla Svizzera, all’Austria, e, un po’ meno, dalla Polonia e Slovacchia fino alla Romania e all’Ucraina. Vive fino a 2500 metri di altitudine, in genere consociato con abete rosso, larice, pino mugo, pino silvestre, talvolta concon ontano verde, faggio e abete bianco.
Raggiunge i 25 metri di altezza, ma può presentare portamento e forma variabile in base all’età e al luogo in cui cresce: fusiforme nei boschi; ovoidale o a candelabro, quando cresce isolato in luoghi pianeggianti; a bandiera nei luoghi ventosi; prostrato come il mugo alle quote maggiori. È molto, molto longevo: vive oltre i 300 anni e secondo alcuni anche 600.
Ha un apparato radicale molto sviluppato, all’inizio fittonante, poi policormico, che gli assicura un ottimo ancoraggio. La corteccia è grigio-argentea nelle piante giovani, poi molto fessurata, grigio-nerastra all’esterno e rosso-bruna all’interno.
Gli aghi sono dritti, piuttosto corti, eretti, verdi azzurrognoli, riuniti in fascetti di 3-5 (da questo distinguete facilmente il cirmolo dal pino mugo, che invece li porta in coppie). È monoico, dunque porta i fiori maschili e femminili sulla stessa pianta; quelli maschili, rossi, in gruppetti 3-4, quelli femminili in amenti eretti, rosa-violaceo, protetti da brattee verdastre, che poi si trasformano in pigne (strobili), solitare o riunite in gruppi di 2-3, piuttosto tondeggianti, bruno rossicce una volta mature. Pensate: il cirmolo fiorisce solo dopo i 40 anni di età e le pigne richiedono 2 anni per maturare.
Ogni squama delle pigne protegge due semi, duri e ispessiti, non alati, molto amati da scoiattoili e altri roditori, e dalla nocciolaia, che contribuisce molto alla diffusione della spcie.
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