Tra i piccoli fiori di primavera che si incontrano nel bosco, le epatiche (Hepatica nobilis) sono tenerissime, con le loro corolle graziose, dal grosso ciuffo di stami centrale, e le foglie lobate, che hanno valso loro il soprannome di “erba trinità”. Appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, Hepatica nobilis è un’erbacea perenne di piccole dimensioni, dotata di un breve rizoma fibroso, e, da febbraio a maggio, fiori solitari, blu-violetti, più raramente bianchi o rosa, a 6-9 tepali. Attenzione, non fatevi ingannare: i tre “sepali“ appressati sotto il fiore a mo’ di calice sono in realtà tre foglioline cauline, intere, ovali e pubescenti.
Distrbuito nelle zone fredde e temperato-fredde dell’Europa, Asia e Nordamerica, questo fiorellino vive in luoghi di semiombra, come boschi e siepi, soprattutto in collina e montagna, da 100 a 2000 metri sul livello del mare. Sembra inoltre essere tendenzialmente calcicolo.
L’anno scorso, al Chelsea Flower Show rimasi incantata da un vivaio, Ashwood Nurseries, che ne possiede una collezione ricchissima, fra cultivar e anche anchre specie, molto rare, una più carina dell’altra!
Origine del nome: Hepatica si riferisce al fegato, in virtù della forma trilobata e del colore violaceo della pagina infiore delle foglie. Un tempo si pensava perciò che la pianta potesse curare malattie del fegato.
Sempre dalla forma delle foglie deriva il soprannome di “erba trinità”, dal latino-medioevale herba trìnitas: nelle chiese medioevali europee le foglie venivano per l’appunto raffigurate, negli affreschi e nelle sculture, per simboleggiare la Santissima Trinità.
La curiosità. L’epatica è impollinata dagli insetti, mentre alla dispersione dei semi provvedono le formiche (mirmecoria) che vanno alla ricerca dell’eleosoma, un’appendice ricca di sostanze nutritizie. Nella leggenda greca era dedicata a Giove, simboleggiava il fuoco e l’amore.
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