Tillandsie, le Figlie del Vento

Nato nel 1990, il vivaio Le Figlie del Vento, di Claudio Camarda, è stato il primo in Italia a specializzarsi nella coltivazione di queste creature vegetali tanto particolari che sono le tillandsie: ciuffi di foglie sottili e appuntite, dritte o ripiegati su sé stesse, lunghe cascate di riccioli argentati, fanno pensare a meduse e ragni di misteriosi abissi verdi, i capelli di un’anziana strega, terre lontani e racconti di avventura. Bizzarri anche i fiori, nelle forme e nei colori accesi, ma ancora più particolare è la loro fisiologia: appartenenti alla famiglia delle Bromeliaceae e originarie dell’America centro-meridionale, le tillandsie sono piante epifite, ovvero piante che crescono su altre piante. Le radici, molto ridotte, servono loro solo per ancorarsi su sostegni diversi – alberi, arbusti, pali della luce e perfino muri delle case -, mentre acqua e sali minerali vengono assorbiti dall’atmosfera, attraverso i tricomi, particolari formazioni distribuite sull’epidermide di foglie e steli, che nelle tillandsie hanno l’aspetto di squame argentate a forma di scudo. Nelle specie provenienti da ambienti aridi e assolati, come Tillandsia tectorum e T. harrisii, le squame sono particolarmente numerose, conferendo così alle piante il caratterstico colore argento o bianco-grigio, perché assolvono anche alla funzione di filtrare i raggi solari, evitando scottature dei tessuti; le tillandsie originarie invece di luoghi ombreggiati e umidi, come T. bulbosa o la T. butzi, hanno tricomi meno numerosi e più piccoli, per cui il loro colore è verde.

Alcune specie, particolarmente vigorose, nei Paesi di origine sono considerate infestanti. Racconta Claudio Camarda: «Le tillandsie sono però ottimi depuratori dell’aria, perché oltre ad acqua e sali minerali assorbono anche gli inquinanti disciolti, fra cui i pericolosi IPA, cioè idrocarburi policiclici aromatici, creati dai processi di combustione incompleta di benziane gasolio».

Coltivazione. Nonostante le origini subtropicali, le tillandsie possono essere coltivate all’aperto laddove la temperatura non scenda sotto i -6/-7°C, nel qual caso vanno ritirate in casa, e posizionate in luoghi luminosi, ben ventilati, meglio se non troppo asciutti: le stanze ideali sono cucina e bagni. Le tillandsie argentate possono essere collocate anche in pieno sole e richiedono meno annaffiature (tramite nebulizzazione o immersione), mentre le tillandsie verdi vanno messe in mezz’ombra e bagnate molto spesso; alcune specie in realtà accettano anche il solo, ma vanno annaffiate di più.

La frequenza delle annaffiature dipende anche dalla stagione: devono essere abbondanti in primavera-estate, limitate in autunno-inverno. NON utilzzate l’acqua del rubinetto, per via del calcare che potrebbe danneggiare i tricomi, e del cloro che non è ben tollerato dalle da queste strane pianticelle, bensì acqua oligominarale o piovana, Ogni 20 giorni, nella bella stagione, diluite nell’acqua un concime liquido per orchidee.

Io ne ho acquistata una (T. stricta), l’anno scorso e l’ho appesa sul mio ballatoio milanese: ha passato molto bene l’inverno, anche, ahi ahi, tendo a dimenticarmela e a bagnarla troppo poco…

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