In autunno e in inverno, la corteccia color della luna delle betulle (Betula pendula) risplende come non mai nei boschi e nei giardini. Sottile, cartacea, si sfaglia in strisce trasversali, solcata da segni scuri che talvolta paiono occhi allungati. Per non parlare del portamento dei tronchi, leggero, slanciato, ballerino, dei rami sottili e delle foglie graziose, forma di freccia allungata, e tremoline, verde tenero in primavera, giallo oro in autunno, che rendono questi alberi, a parer mio, tra i più belli di tutti.
Di betulle, famiglia delle Betulaceae, ne esistono 60 specie, fra arboree e arbustive, tutte a foglia caduca, originaria dei boschi, delle montagne, delle brughiere, delle torbiere, di tutto l’emisfero settentrionale. In Italia, come riporta Sandro Pignatti in Flora d’Italia (Edagricole) ve ne sono 3-4 specie:
Betula pendula, detta betulla bianca, la più diffusa in Italia, su Alpi, Prealpi, Appennino e nel Gargano, tra i 500 e i 2000 metri di altitudine circa. Disitribuita in tutta Europa fino alla Russia, raggiunge i 5-25 metri di altezza. Ne sono state ottenute diverse cultivar, fra cui ‘Youngii’, a portamento rivolto verso il basso, ‘Fastigiata’, che invece ha rami eretti, ‘Laciniata’, dai rameti laterali penduli e dal fogliame profondamente incinso, ‘Purpurea’, dalla corteccia sfumata di porpora. Il legno flessibile, ma resistente, un tempo era usato anche per la produzione di sci. Linfa, foglie, germoglie e corteccia sono utilizzati in fitoterapia per le proprietà diuretiche, depurative e antinfiammatorie.
Betula etnensis, che cresce solo in Sicilia, sull’Etna e raggiunge i 5-20 metri di altezza, con corteccia bruno rossastra, da alcuni ancora considerata sottospecie di B. pendula.
Betula pubescens, molto rara, solo sulle Alpi orientali e Appennino marchigiano, alto 5-20 metri, con rami pubescenti.
Betula nana, un cespuglio dai rami prostrati, alto pochi decimetri, che cresce sulle torbiere acide per esempio del Tirolo e della Carinzia, segnalato in Italia solo in Valtellina, ma non di recente.
Le betulle, nei secoli, hanno ispirato pittori e poeti. Indimenticabili, per me, i quadri di Gustave Klimt:
Meravigliose i versi di Hermann Hesse, Pablo Neruda e di una poetessa contemporanea, Alessndro Capocaccia Quadri:. Se ne consocete altre, mandatemele!
Hermann Hesse: La betulla, da “Il canto degli alberi”, 1919
L’intreccio di sogni di un poeta
Più sottile non può ramificarsi,
Più leggero piegarsi al vento,
Con più nobiltà levarsi nell’azzurro
Tenera, giovane e flessibile
Lasci che i chiari, lunghi rami
Con ansia trattenuta
Ondeggino a ogni alito di vento
Così fragile e incerta vacillando
Vuoi con il tuo esile spavento
Sembrarmi la favola splendente
Di un tenero e puro amore giovanile
Hermann Hesse: Nel giardino di mia madre c’é, da “In Giardino”, 1952
Nel giardino di mia madre c’è
una bianca betulla,
un venticello gira
così piano, che quasi non si sente.
Mia madre segue con tristezza
i viottoli su e giù
ed in pensieri va cercando,
non sa, dove sono.
Mi spinge una colpa oscura
qua e là in vergogna e miseria.
Povera madre mia, abbi pazienza
e pensa che io sia morto.
Pablo Neruda: La pelle della betulla, da “Giardino d’inverno”, 1974
Come la pelle della betulla
sei argentea e odorosa:
devo contare sui tuoi occhi
per descrivere la primavera….
……Perche’ la luce della betulla
é la pelle della primavera.
Alessandra Capocaccia Quadri: Betulle, da un quadro di G. Klimt del 1903, 1992
Betulle sottili, diritte
come alberi d’invisibile nave.
Nell’alto chiome stranamente bionde
come in un quadro o in un sogno.
Alberi di una nave che non salpa.
Il miglior modo di viaggiare salire
quasi dal nulla verso ignote luci.
E le foglie parlano a mille
in un linguaggio forse diverso
da quello delle radici lontane.
Ma l’interprete esiste -arte o sogno-
a tradurre i fremiti in dialogo
dal basso all’alto, adagio,
dal quasi nulla alla foresta d’oro.
2 Commenti
Federica Rosa Clot
9 Gennaio 2022 10:39Grazie per le betulle! Aggiungo questa di Alda Merini. Buona giornata 😉
Tu non sai: ci sono betulle che di notte
levano le loro radici,
e tu non crederesti mai
che di notte gli alberi
camminano o diventano sogni.
Pensa che in un albero c’è un
violino d’amore.
Pensa che un albero canta e ride.
Pensa che un albero sta in un crepaccio
e poi diventa vita.
Te l’ho già detto: i poeti non si redimono,
vanno lasciati volare tra gli alberi
come usignoli pronti a morire.
Margherita Lombardi
12 Gennaio 2022 16:54Grazie di cuore, Federica, per questa preziosa poesia che aggiungiamo subito, a tuo nome, nell’articolo! Margherita
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