Il tagete ‘Cinnabar’ e i suoi misteri

Avrete ormai capito che i tagete mi piacciono molto, anche perché sul mio piccolo ballatoio mi stanno regalando da tempo enormi soddisfazioni. Soprattutto da quando, un paio di anni fa, ho comprato dal vivaio Podere Restelli una piantina di Tagete ‘Cinnabar’, una splendida varietà a fiore semplice, grandei, dai petali vellutati, di un incredibile rosso scuro, con un sottilissimo bordino arancio (a essere precisi sono ligule, trattandosi di un’infiorescenza a capolino). La pianta è molto vigorosa, con grandi foglie verde scuro e aromatiche: nelle mie cassettine profonde appena 15 centimetri riescono a raggiungere i 40 centimetri di altezza, ma Sofia Meda, fondatrice del vivaio, mi ha detto che in vasi più grandi, tipo mezzi mastelli, arrivano ai 150 centimetri e oltre.

Come tutti i tagete a fiore semplice o semidoppio, ‘Cinnabar’ si dissemina con grande facilità: da due anni a questa parte ne raccolgo i semi man mano che maturano e in parte li distribuisco nelle varie cassette e vasi del ballatoio, ai piedi dei rampicanti e degli arbusti o mescolati alle perenni, e loro germinano, si sviluppano e fioriscono in un battibaleno, quanto più in fretta quanto la temperatura è elevata, a fronte, ovviamente, di solerti bagnature. Me li ritrovo in fiore fin quasi a Natale e poi di nuovo in primavera. Ma raccolgo così tanti semi che, anche se li regalo in gran quantità, non so più dove metterli..qualcuno di voi ne vuole un po’?

La cosa curiosa, tuttavia, è che mentre all’inizio tutte le nuove piantine hanno continuato a fiorire in rosso, conservando i quindi caratteri della prima pianta madre, quest’anno alcune di quelle fiorite in luglio hanno regalato fiori con i petali metà arancio e metà rossi in senso longitudinale, oppure rossi alla base e arancio nella seconda metà della ligula. In seguito, però, le piante figlie di queste ultime, in fiore da un mese a questa parte (e super robuste) sono tutte a fiore rosso!

Sembrerebbe uno scherzo di una fata dei fiori e invece la spiegazione di questo apparentemente capriccioso comportamento risiede nelle modalità di trasmissione di alcuni caratteri (nei fiori come negli animali e nell’uomo) attraverso le generazioni. La genetica è una materia estremamente complessa e vi è ancora molto da scoprire a riguardo, tuttavia vi sono caratteri, tra cui il colore dei fiori, la cui ereditarietà è piuttosto semplice, come scoprì a metà dell’Ottocento Gregor Mendel (1822-1884), biologo, matematico e monaco agostiniano ceco, considerato il precursore della moderna genetica.

Vi ricordate le leggi di Mendel? Le abbiamo studiate tutti, seppur sommariamente, a scuola..,Semplificandole molto, ecco le prime due: la legge della dominanza dei caratteri, dice che incrociando due individui uguali (omozigoti) salvo che per un carattere, la generazione che ne deriva sarà composta da ibridi all’apparenza tutti uguali: per esempio, dall’incrocio fra un fiore di pisello bianco e uno viola, si ottengono tutti fiori viola, perché il viola è dominante sul bianco.

La seconda legge, o della segregazione dei caratteri, dice che, reincrociando fra loro individui della precedente generazione, ricompare il carattere recessivo nel seguente rapporto: 1/4 di individui con il carattere recessivo (fiori bianchi) e 3/4 che esprimono il carattere dominante (fiori viola) Ma di questi ultimi, 1/3 è viola-viola e 2/3 appaiono viola ma sotto sotto, a livello genetico, “nascondono” il bianco, dominato appunto dal viola.

Oggi principio della dominanza non viene considerato una vera e propria legge, perché spesso contraddetto da casi dominanza incompleta o codominanza, in virtù della quale compaiono fiori a strisce o con petali di due colori, come è successo nei miei tagete e come avviene per esempio nelle belle di notte (Mirabilis jalapa). Sappiamo poi, da recenti ricerche, che in realtà i geni implicati, dominanti o recessivi, sono più di uno e correlati alla produzione o inibizionedei pigmenti responsabil dell’espressione dei colori (in questo caso antociani).

L’unico modo per conservare il colore di una varietà che si riproduce attraverso i semi sarebbe quello di coltivarla in purezza, isolandola fisicamente, in modo che non vi siano contaminazioni da parte degli impollinatori. Potete ben immaginare quanto questo sia complicato, se non impossibile in un giardino o peggio ancora terrazzo. Ma del resto, salvo che per i produttori di sementi, a noi che importa? È anzi divertente osservare cosa combinano i nostri fiori, con la compliclità delle api e altri pronubi.

 

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