La Quercia Vallonea di Tricase (Quercus ithaburensis subsp. macrolepis.) è uno degli alberi più antichi del Salento e sicuramente della sua specie, o meglio, sottospecie. Diffusa nel bacino del Mediterraneo, nei Balcani, nelle Isole Greche e in Asia Minore, in Italia è presente solo in questa zona, in provincia di Lecce e, in minor quantità, in quella di Brindisi. Non è ancora chiaro se si tratti di una entità relitta o se sia stata introdotta intorno all’anno 1000 da alcuni monaci basiliani provenienti dalla Grecia, allo scopo di utilizzarne le sue ghiande per estrarre i tannini necessario per la colorazione e la concia delle pelli.
Questo meraviglioso esemplare si trova sulla strada che da Tricase conduce al porto: per la sua rarità, le imponenti dimensioni (è alta 22 metri, con una circonferenza del tronco di 4,25 metri) e l’età stimata intorno ai 700 anni è uno degli alberi più spettacolari e importanti d’Italia. È nota anche come “Quercia dei 100 cavalieri”, perché secondo la tradizione sotto le sue fronde trovarono riparo da una tmpeta Federico II e la sua scorta: ma era la fine del XII secolo e quindi i tempi non corrispondono.
Inserita nella Lista Rossa Nazionale delle specie rare, candidata a sito Unesco, eletta nel 2000 dal Wwf “albero simbolo della Puglia” e nel 2019 Albero dell’Anno per l’Italia, la Quercia Vallonea di Tricase gareggia ora con i vincitori degli altri Paesi europei per il titolo di European Tree of the Year 2020.
Quercus ithaburensis subsp. macrolepis è il suo nome scientifico: albero a foglia semi-caduca, originario delle zone mediterranee sudorientali, è tipico dei boschi aridi su terreni calcarei, in associazione con il leccio (Quercus ilex), la quercia spinosa (Quercus coccifera) e la roverella (Quercus pubescens). Per secoli Quercus ithaburensis subsp. macrolepis ha quindi contribuito allo sviluppo dell’economia locale, sia per l’estrazione del tannino sia per l’alimentazione: le grandi e dolci ghiande venivano mangiate come se fossero castagne. Purtroppo, è stata utilizzata anche come legna da ardere, motivo per il quale oggi in Italia ne rimangono poche.
Il concorso European Tree of the Year è nato nel 2011, con lo scopo di salvaguardare e valorizzare gli alberi, la loro loro storia e la loro connesione con le persone, il territorio e l’ambiente. Quest’anno partecipano 16 stati europei, tra cui per la prima volta l’Italia, grazie alla Giant Trees Foundation Onlus, fondazione senza scopo di lucro, con base a Udine, creata per conoscere, difendere e tutelare i nostri patriarchi arborei. Formata da un comitato scientifico e alcuni “esploratori” (dottori agronomi e forestali tree climber, comprese, mi ha fatto davvero piacere scoprirlo, numerose donne!), organizza progetti, eventi e le spedizioni alla scoperta dei grandi alberi di tutto il mondo.
Il contest per l’elezione dell’albero europeo dell’anno funziona cosi: l’anno precedente di ciascuna edizione ogni Paese partecipante elegge il proprio “campione“, attraverso un sondaggio preliminare on-line al quale chiunque può partecipare, indicando l’albero a cui si sente più legato o che giudica più rappresentativo per il proprio Paese fra quelli proposti sui siti delle rispettive GTF. La votazione si svolge fra settembre e novembre e, come si legge sul sito della Giant Trees Foundation Onlus , tale “scelta, libera e soggettiva, non persegue criteri di bellezza o di anzianità, ma è tesa a far conoscere ed a sottolineare la storia dell’albero e il suo rapporto affettivo e culturale con la comunità”.
Al termine di questa prima fase, la pianta che raccoglie il più alto numero di consensi viene nominata “Tree of the Year” del proprio Paese e partecipa, fra gennaio e fine febbraio dell’anno successivo, alla votazione internazionale per aggiudicarsi il titolo europeo. La pianta e la comunità vicnitrice riceveranno il supporto tecnico gratuito da parte del comitato scientifico nazionale ed internazionale di Giant Trees Foundation per il mantenimento dello stato di salute o la cura di eventuali problematiche.
Ebbene, nel 2019 gli esperti della GTF italiana hanno individuato, assieme a tecnici forestali, fra i 2047 alberi monumentali finora elencati dal Ministero delle Polite Agricole, Alimentari e Forestali, quattro nostri grandi alberi significativi, uno per ciascuna grande area geografica – Nord, Centro, Sud e Isole – sulla base della loro importanza per dimensioni, bellezza, storia, stato di salute. Si tratta di quattro querce: la Quercia di Fossalta (Quercus robur, o farnia), a Portogruaro in provincia di Venezia; la Quercia delle Checche (Quercus pubescens, o roverella) della Val d’Orcia, in Toscana; la Quercia Vallonea di Tricase (Quercus ithaburensis subsp. macrolepis), in Puglia; e il Leccio dell’Etna (Quercus Ilex), in Sicilia. La Quercia Vallonea di Tricase ha stravinto il sondaggio, con 350.800 voti, seguita dalla Quercia di Fossalta, 100.198 voti, dal Leccio dell’Etna, con 64.000 voti e rotti, e dalla Quercia delle Checche, con circa 62.000 voti.
A gennaio è iniziata la votazione europea, che terminerà il 29 febbraio: tutti noi possiamo aiutare la nostra meravigliosa Quercia Vallonea di Tricase ad aggiudicarsi il titolo di European Tree of the Year, votandola attraverso il sito del concorso. La premiazione dei vincitori avverrà il 18 marzo nella sede del Parlamento Europeo.
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