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Per Cilento si intende una zona della Campania meridionale, compresa, lungo la costa, fra il golfo di Salerno e il golfo di Policastro, e nell’interno fino alle catene montose, soprannominate le Dolomiti del Merdiione, che delimitano da un lato il Vallo di Diano. Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, fa parte del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Le sue spiagge meravigliose, dalla sabbia finissima e dall’acqua cristallina, le sue calette circondate da scogliere rocciose, le grotte carische, i piccoli borghi marinari sono note in tutto il mondo: fra le spiagge più belle, quelle di Palinuro, fra cui il lido Buondormire, e Le Saline, immerse nella macchia mediterreranea; le spiagge di Camerota, con Punta degli Infreschi, la Cala Monte di Luna e la Cala Bianca; la spiaggia di Paestum, celeberrimo sito archeologico; la Baia di Trentova, nei pressi di Agropoli; la spiaggia di Punta Licosa, all’interno dell’Area Marina Protetta di Santa Maria di Castellabate e tante altre ancora.
Ma il Cilento offre, nell’entroterra, un paesaggio altrettanto meraviglioso, ma assai meno conosciuto e frequentato, composto da piccoli borghi antichi, chiese e monasteri arroccati sulle colline; boschi con alberi secolari; prati in primavera costellati di orchidee selvatiche; vigneti e uliveti ordinati; fiumi, torrenti e laghetti dalle acque freschissime in cui è possibile bagnarsi, fra cui il Bussento e il suo affluente il Rio Bussentino, che in corripondenza di Casaletto Spartano forma le suggestive Cascate dei Capelli di Venere; le oasi naturalistiche del fiume Alento e di Morigerati, ricchissime di biodiversità.
Bene, quest’estate ho deciso di mantenere la promessa fatta a un caro amico di gioventù, Sebastiano Petrilli, e andare a trascorrere qualche giorno da lui, presso il suo B&B, a San Giovanni a Piro, nell’intero del paese di Scario. Dopo tanti anni di lavoro nella City di Londra, Sebastiano ha infatti deciso di ritornare alle origini e aprire, nelle terre paterne, la Locanda San Fantino, azienda agricola biologica che offre ospitalità praticamente tutto l’anno.
La struttura, ricca di charme nei dettagli architettonici e di arredo scelti da lui stesso, domina il maggiore dei terreni agricoli dell’azienda, un anfiteatro annidato sotto al centro storico del paese: quest’ultimo, di origini seicentesche, è, vi assicuro, una vera delizia, un dedalo di vicoli che si rincorrono fra scale, archi, passaggi e minuscoli giardini. Con la sorpresa di imbattersi nella bottega di Zì Mimì, uno degli ultimi artigiani della zona, le cui abili mani ancora intrecciano cesti, vassoi e sgabelli e intagliano dal legno d’ulivo mestoli e altro ancora.
La Locanda San Fantino e i suoi dintorni
Si arriva in macchina alla Locanda San Fantino dal paese di Scario, percorrendo una strada che, nel salire, attraverso un paesaggio sempre più selvaggio, si fa sempre più stretta: s’imbocca uno sterrato ed ecco che si entra in un altro mondo, fra alberi da frutto, ulivi, castagni, lecci e roveri antichi, canti di cicale di giorno e grilli di notte, fino a raggiungere la casa, avvolta da passiflore e ipomee violette. Sebastiano è un ottimo cuoco e prepara per i suoi ospiti colazioni a base di yoghurt, burro e marmellate fatte in casa con i frutti selvatici e coltivati in azienda, e cene ricche di inventiva, a base di prodotti a chilometro zero: coltiva infatti, in biologico, piante aromatiche, pomodori succosi e altri ortaggi, produce un ottimo olio extravergine di olivo, con le proprie olive, un nocino ottenuto dalle noci dei suoi alberi, limoncello e mirto con i frutti della zona, e inoltre ottiene dalle sue vigne, due rossi molto buoni, il Rosso San Fantino e il Jacine Pinot Noir, prodotto in purezza, unico in tutta la Campania; e da poco, anche un gin davvero speciale, il Cilento Wild Coast, aromatizzato con le galbule del ginepro porporino (Juniperus phoenicea), raccolte nei suoi terreni in riva al mare.
Alla Locanda San Fantino ho trascorso giorni sereni, passeggiando per le vie del borgo e nella campagna, scendendo a piedi fino a Scario lungo un sentiero che attraversa il bosco mediterraneo, fra piccole coltivazioni e ruderi (50 minuti circa), e partecipando alla raccolta delle preziose “bacche”. D’autunno il bosco intorno di San Fantino è pieno di ciclamini, porcini ed altri funghi eduli, mentre in maggio i prati sono costellati di preziose orchidee selvatiche. Ecco un luogo che vi consiglio di cuore, come base per partire alla scoperta del Cilento meno noto, come pure frequentare le spiagge vicine; da parte mia, mi sono ripromessa tornarci presto. Bambini e cani sono i bene accetti, l’atmosfera è rilassata e famigliare.
Il borgo antico di San Giovanni a Piro
La passeggiata che dalla Locanda San Fantino scende a Scario
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