Un’altra pianta che ho molto desiderato e che mi sono sempre negata, perché ben poco adatta alla coltivazione in vaso, è Persicaria virginiana var. filiformis, una delizia dalle spighe sottili, tanto minute e leggere, che sembrano ondeggiare nell’aria come fili di fumo rosso corallo. Appartenente alla famiglia delle Polygonacea, è un’erbacea perenne originaria di Giappone, Corea, Myanmar, Filippine e Vietnam: venne descritta per la prima volta, e denominata Polygonum filiforme, da Carl Thunberg nel 1784, per poi essere spostata, con il nome attuale da Takenoshin Nakai, nel 1819. Ideale per le zone ombrose del giardino, si è naturalizzata in Italia, lungo i sentieri in alcuni boschi della Brianza, a partire dal 2006, diventando anzi una specie invasiva. Del resto l’amico Gaetano Zoccali me lo ha ben detto: «È una pianta che si compra una volta sola, per quanto è adattabile, robusta e quanto bene si allarga.
Le spighe, che raggiungono anche i 60-80 centimetri di altezza, sboccianoo da agosto-settembre a ottobre-novembre. Le foglie, leggermente pubescenti, sono verde scuro, con un’ampia macchia marrone. Molto rustica (fino a -20°C), Persicaria virginiana filiformis predilge i terreni fertili e umidi, ma si adatta anche ad atri terreni, purché freschi durante l’estate, in ombra o mezz’ombra.
Perenni robuste e versatili che producono infiorescenze in spighe o pannocchie, spesso con belle foglie venate o maculate. Bordure e giardini naturali in terreno umido.
A proposito: me la sono infine comprata, e pazienza se per ora ho solo un ballatoio: me la godo lo stesso, accanto a un Aster pilosus var. pringlei ‘Montecassino’, un’altra pianta meravigliosa, in autunno una vera nuvola bianca di piccoli capolini, non adatta però al vaso e men che meno a una piccola cassetta. Ma non importa, uan volta sfiorite le regalerò a chi il giardino ce l’ha già.
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