Pubblicato su “Wall Street International Magazine Italia” di marzo
“I fiori profumano, o meglio, molti di loro. I profumi che sprigionano altro non sono che miscele di molecole, chiamate “essenze”, presenti, ma non sempre, in piccolissime quantità in fiori, foglie, resine, cortecce, legni, radici. Quando vengono estratti attraverso vari procedimenti (spremitura, distillazione, enfleurage, macerazione), prendono il nome di “oli essenziali”. La potenza dei profumi, riconosciuta nelle più antiche culture, ha avuto come prima conseguenza l’utilizzo delle essenze odorose nelle cerimonie religiose, per il loro valore simbolico e preziosità, e in seguito, sfruttandone l’aspetto purificante, talvolta disinfettante e sempre seducente, per profumare il corpo, le case, gli abiti e aromatizzare vini e cibi. Le fragranze che percepiamo, annusando sia le piante sia gli oli ottenuti, è il risultato della volatilizzazione di determinate molecole, che, raggiunto il nostro naso, suscitano sensazioni piacevoli. I sensi si esaltano, purificano, rivitalizzano, e l’animo è più incline alla concentrazione, alla contemplazione, all’evocazione dei ricordi. In giardino, come sul terrazzo, le piante profumate non possono quindi mancare: un buon profumo, come una bella musica o un bel panorama ci rallegra, conforta, riempie di positività.
Perché alcune piante profumano?
Quando il profumo è contenuto in foglie, cortecce, legni, steli, radici, la funzione è protettiva: dai predatori, dalle malattie, dal sole, dal freddo. Alcune piante si proteggono dagli animali, che vorrebbero cibarsene, tramite spine, mentre altre, più gentili, hanno scelto di diventare poco appetibili concentrando forti aromi balsamici, come nel caso delle conifere, fra le prime piante a comparire sulla Terra. La potenza di tali sostanze aromatiche, inoltre, distrugge o diminuisce la forza di parassiti e patogeni: hanno infatti proprietà disinfettanti e battericide che l’uomo ha imparato a sfruttare. La protezione contro il calore del sole viene garantita da determinati aromi – pensate ai profumi della macchia mediterranea -, che, evaporando dalle foglie, le circonda come un filtro solare rinfrescante, impedendone il completo disseccamento a causa del caldo. Al contrario, la presenza di sostanze resinose aromatiche nei vasi e nelle cellule delle piante che vivono in climi molto freddi ne impedisce il congelamento, perché ne aumenta la concentrazione, un po’ come avviene con l’antigelo nella benzina.
Quando invece il profumo è sprigionato dal fiore, il motivo è la riproduzione: le piante se ne servono infatti per attirare gli impollinatori, come api, bombi, moschine, farfalle, coleotteri e, in altre terre, colibrì, opossum e pipistrelli.
Tali creature si nutrono infatti del polline e/o drl nettare dei fiori, ma per procurarseli devono entrare nelle corolle, interamente o in parte, imbrattandosi di polline. Posandosi su un altro fiore, senza sapere lo fecondano, dando così alla pianta la possibilità di riprodursi attraverso i semi. I fiori le attirano attraverso i colori vistosi delle loro corolle oppure attraverso il profumo, ma, salvo eccezioni, mai le due cose insieme, perché la Madre natura è parsimoniosa: quelli impollinati dalle farfalle notturne, le falene, per esempio sprigionano fragranze molto intense e sono bianchi o comunque chiari, sia per essere meglio visibili nell’oscurità, sia perché i colori accesi sarebbero inutili. Si è anche creata una stretta relazione fra la forma e il profumo di un fiore e uno specifico insetto: le cetonie, per esempio, sono attirate dalle rose, e in particolare da quelle di colore chiaro, dalle peonie e dalle magnolie, le cui ampie corolle possono reggerne bene il peso. Scarabeidi e datteri sarcofagi (sì, insomma le mosche che svolazzano sugli escrementi) visitano in particolare alcune Rosaceae (piracanta, spiree, sorbi), il cui odore risata sgradevole alla maggior parte di noi. I fiori dai profumi fruttati attirano soprattutto i coleotteri, e in particolare cetonie e dorifore, perché le loro larve si nutrono volentieri di frutta. Infine, dal momento che le piante non sono sprecone, a impollinazione avvenuta i loro fiori cambiano colore e odore, per avvertire i pronubi che lì troveranno ben poco nettare e polline, quindi è meglio che si diradano altrove.
C’è profumo e profumo.
Percepire, definire, misurare e descrivere un profumo è però piuttosto difficile. Si dovrebbero conoscere direttamente, e saper defiggere o descrisse, gli odori delle singole piante, ma in genere si è costretti a procedere per somiglianze e paragoni, anche perché spesso le loro fragranze si assomigliano, poiché contengono, alleno in parte, componenti identici, anche se mescolati fra loro in differenti proporzioni e concentrazioni. Il gradimento è comunque soggettivo: una fragranza che ad alcuni piace molto, ad altri può dare fastidio, come può accadere con profumi molto dolci (rosa, gelsomino, tuberosa), acri o comunque particolari (tagete, petunia, crisantemo, ligustro, sorbo, biancospino, per per esempio a Marcel Proust piaceva moltissimo).
Per descrivere un profumo, sia naturale sia creato dall’uomo, si ricorre al linguaggio musicale, parlando cioè di note di testa, di cuore e di coda. Le note di testa sono le prime che percepiamo, immediate e sfuggenti, leggere e gradevoli: si ritrovano per esempio nei fiori e nei frutti degli agrumi, e nelle foglie di cedrina, eucalipto, rosmarino, canfora e menta. Seguono le note di cuore, decise e meno volatili, non sempre e non a tutti gradite: sono caratteristiche, per esempio, delle fragranze di lavanda, neroli (olio essenziale prodotto per distillazione dei fiori di arancio amaro), gelsomini, rose, mirto, melissa e finocchio. Le note di coda, infine, sono quelle che si percepiscono quando il profumo inizia a svanire: più solide e intense, sono tipiche dei legni e delle foglie, per esempio di sandalo, ginepro, alloro, cannella, pini e abeti.
Molti specialisti hanno tentato di stabilire categorie e gruppi per classificare odori e profumi, ma senza giungere a una classificazione concorde. Alcuni prevedono sei categorie, in base alle quali un profumo può essere fiorito, fruttato, resinoso, speziato, bruciato, putrido. Altri ne distinguono sette: canforato, muschiato, floreale, mentovato, di etere, pungente, putrido. Altri ancora nove: fresco, caldo, pulito, acuto, aspro, amaro, dolce, legnoso, affumicato. Altri dodici: acuto, rotondo, persistente, permeante, caldo, morbido, instabile, leggero, inondante, penetrante, intenso, potente. Infine la classificazione più facile, intuitiva e pratica soprattutto per chi si occupa di piante e giardini: profumo di violetta, che si ritrova per esempio anche nel giaggiolo; di rosa, di limone, per esempio nei filadelfi, in Magnolia grandiflora e in diversi pelargoni odorosi; di muschio, tipico di Muscari botryiodes e di Rosa x centifolia ‘Muscosa’; di miele, per esempio in sarcocche, alisso, molti narcisi, scabiose e gigli; profumo speziato, come in amamelidi, caprifogli, garofani, eliotropio, maggiociondolo: profumo fruttato, come in Muscari armeniacum, che sa di prugna matura, in Cytisus battandieri che profuma di ananas, e Choysia ternata di arancio; profumi potenti, come nei Cestrum, nelle orchidee, nel mughetto, nel lillà, negli osanti e nei viburni: molto gradevoli a distanza, possono risultare troppo forti da vicino; e infine, profumi contenenti ammine, come quelli di biancospini, Cotoneaster, ligustri e sorbi, in realtà risultano sgraditi alla maggior parte delle persone.
Come utilizzare le piante profumate
Elemento difficile, sfuggente, soggettivo, in un giardino come su un terrazzo, il profumo va cercato e sapute cercare: certe piante, per sprigionare la loro fragranza, vanno incontrate in un preciso momento della giornata o in precise condizioni atmosferiche, di umidità, temperatura, vento.. Nel decidere cosa piantare e dove, bisogna ricordare che la percezione di un odore è più sfuggente della percezione di un volume o un colore. Sono le molecole stesse del profumo a diffondersi: a volte leggere, volano lontano, altre, più pesanti, rimangono circoscritte in un piccolo spazio vicino a un fiore. Dovrete quindi scegliere le piante, oltre in base allo spazio, al clima, al terreno, all’esposizione e al proprio gusto, anche in base alle caratteristiche del loro profumo. Avendone lo spazio, un tiglio, alcuni rododendri, un’amamelide, un calicanto, una distesa di narcisi possono essere piantati anche a una certa distanza. Primule, viole, ciclamini, una camelia (non tutte profumano), dovranno invece essere collocati più vicini, a meno che non ne possiate piantare in grande quantità. Ma attenzione a non mescolarle: le possibilità di scelta e combinazione delle piante profumate sono dunque infinite, in giardino come in vaso, ma non esagerate, cioè non mettetene troppe tutte vicine, se in fiore nello stesso periodo. Le note dominanti di alcune fragranze, infatti, possono ridurre la percezione di altre: evitate per esempio di piantare vicini lillà o filadelfi accanto ad altri arbusti profumati in fiore nelle stesso periodo.
Si può scegliere di racchiudere le piante profumate in un giardino segreto, delimitato da siepi sempreverdi o mura, affinché le fragranze sprigionate rimangano raccolte senza perdersi, ma cercate di distribuire le le loro fioriture nelle stagioni. Oppure, distribuitele in punti diversi, creando una sorta di percorso odoroso, ricco di sorprese olfattive, in modo che i profumi non si sovrappongano gli uni sugli altri.
Ricordate inoltre che, oltre che per i fiori, molte piante profumano per foglie, frutti, semi, cortecce, legno e resine, e alcuni sprigionano un aroma così intenso che in un giardino non dovrebbero mancare. Fra le foglie, ricordatevi innanzitutto di mente, pelargoni odorosi, artemisie, rosmarino, elicriso e timi.
Le più profumate stagione per stagione: primavera
In primavera si ha l’imbarazzo della scelta, tante sono le piante che fioriscono. Fra le più profumate, iniziano i crochi, le primule e le viole, seguono i giacinti e i narcisi, dal profumo tanto intenso che rimane impresso nell’olfatto molto tempo dopo che ci si è allontanato dal fiore. A metà-fine primavera sbocciano iris e peonie e le fragranze si alzano da terra, con la fioritura degli arbusti e dei rampicanti, come agrumi, mimose, lillà, filadelfi, magnolie, viburni, glicini, rose, rododendri, ginestre, osmanti, berberis e molto, molto altro ancora.
Alberi-Arbusti: abelie (Abelia mosaniensis), agrumi, Berberis, Choysia ternata, dafne (Daphne odora, D. x burkwoodii, D. tangutica), Eleangnus angustifolia, Fothergilla major, filadelfi, lillà, maggiociondolo, magnolie (Magnolia kobus e altre), mimose, Prunus (mandorlo, Prunus mume, Prunus padus), osmanti (Osmanthus heterophyllus), Poncirus trifoliata, spiree, Styrax japonicus, rose, viburni. Rampicanti: Clematis montana, gelsomini, glicini, rose, viburni. Erbacee: Iberis semperflorens, piselli odorosi, Reseda odorata, tagete, violette, violaciocche. Bulbose: giacinti, fresie, mughetti, muscari, narcisi, iris.
Profumi d’estate
Con l’inizio dell’estate continuano a fiorire agrumi, rose e ginestre, e arrivano i gelsomini, i falsi gelsomini, i caprifogli, le clematidi e le passiflore; fra gli alberi e gli arbusti, attaccano le buddleje, le gardenie, i calicanti e le magnolie estivi (Calicanthus floridus, Magnolia grandiflora, M. figo), le abelie (la più profumata è Abelia mosaniensis), le lavande, mirto e pitosforo, e, riservate ai climi miti, brugmansie e plumerie. Fra le erbacee, arrivano le belle di notte, i tabacchi ornamentali, i garofani e gli Hedychium.
Alberi: agrumi, Clerodendron trichotomum, Magnolia figo, oleandri, robinie, tigli (Tilia cordata, Tilia x euchlora). Arbusti: abelie (Abelia mosaniensis), brugmansie, buddleja, calicanto (Calicanthus floridus), Cassia fistula, Cestrum nocturnum, Cestrum parqui, Cytisus battandieri, gardenie, ginestre, lavande, mirto, Murraja paniculata, pitosfori, plumerie, rose. Rampicanti: caprifogli, fagiolo americano (Phasaelus caracalla), falso gelsomino (Trachelospermum jasminoides), gelsomini (Jasminum), passiflore, Stephanotis floribunda (in ambiente protetto, in marzo-aprile e settembre-ottobre). Erbacee: belle di notte, eliotropo, flox, garofani, Hedychium, piselli odorosi, tabacco ornamentale (Nicotiana alata, N. suaveolens), tagete, violaciocche.
Profumi d’autunno
L’autunno regala molti più fiori e profumi di quanto non si creda: continuano a fiorire le belle di notte, le plumerie, le brugmansie, le rose e le passiflore, e cominciano a sbocciare, tra gli alberi Clethra arborea e Clerodendron trichtotomum, fra gli arbusti, le Camellia sasanqua, l’olea fragrans (oggi Osmanthus fragrans); fra i rampicanti, le rose e le passiflore; fra le bulbose e le erbacee, i ciclamini, alcuni crochi, le flou.
Alberi-arbusti: brugmansie, Clethra arborea, Clerodendron trichotomum, Camellia sasanqua, Heptacodium miconoides, nespolo, olea fragrans (Osmanthus fragrans), plumerie, rose. Rampicanti: passiflore, rose. Erbacee: belle di notte, ciclamini, flox, Reseda odorata, tagete.
Profumi d’Inverno
Le piante che fioriscono in inverno hanno fiori piccoli e fragranze potenti, che si percepiscono da lontano, nelle fredde giornate. I fiori sbocciano per lo più sui rami ancora nudi, come nei calicanti, nelle amamelidi, nelle edgeworzie, nel caprifoglio invernale (Lonicera fragrantissima), Viburnum x bodnantense; tra le eccezioni, le sarcoccocche, Daphne odora e Osmanthus yunnanensis. Dato il freddo, conviene che queste piante tanto preziose siano piantate vicino a una finestra, alla porta di casa o a un passaggio che si percorre spesso, così da poter godere della loro fragranza con facilità. In alternativa, anche più lontano, ma bisognerà andare a cercare, con una passeggiata.
Arbusti: Azara microphylla, Azara dentata, calicanto (Chimonanthus praecox), dafne (Daphe merezeum, D. odora), Edgeworthia chrysantha, Hamamelis, Lonicera fragrantissima, nespolo, Osmanthus yunnanensis, Sarcococca ruscifolia, Viburnum x bodnantense.
Per saperne di più, provate a cercare (presso la Libreria della Natura, per esempio), un libro che ho avuto il piacere di scrivere con Cristina Serra Zanetti, paesaggista e botanica: I Fiori Profumati, Salani Editore, 2010
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