‘Violetta di Udine’ e ‘Viola Conte di Brazzà’, violette stradoppie e profumatissime

Della mia passione per viole e violette siete ormai al corrente. Perché capirete bene com’è che abbia saputo resistere all’acquisto di due chicche a fiore doppio, viste alla piccola, ma deliziosa manifestazione Un Soffio di Primavera, organizzata dal Fondo per l’Ambiente Italiano (Fai), che si è svolta a metà marzo presso Villa Necchi Campiglio, elegane edificio realizzato da Piero Portaluppi tra il 1932 e il 1935 a Milano: sono ‘Violetta di Udine’ e ‘Viola Conte di Brazzà’.

Le violette a fiore doppio sono nate molto tempo fa da una serie di incroci fra Viola odorata (la viola mammola) e altre specie forse originarie della Turchia o della Persia, introdotte in Europa da veneziani, portoghesi o arabi. Più profumate ma più sensibili al freddo rispetto a quelle a fiore semplice, nel 1735 erano coltivate in Provenza, per estrarne la fragranza, altre crescevano, qualche anno dopo, nell’Orto botanico di Parma. A Parma sarebbero arrivate dalla Spagna, passando per Napoli, per poi raggiungere la Francia, attraverso le rispettive case regnanti dei Borbone. Le prime notizie certe  a loro riguardo risalgono soltanto all’inizio del 1700, quando i conti di Brazzà, progenitori del futuro ibridatore, ne portarono una a Udine dalla Catalogna.

Nel corso degli anni le violette doppie, in realtà stradoppie, tanto da apparire piccole roselline, acquistarono nomi diversi legati ai luoghi dove man mano venivano coltivate (‘Violetta portoghese’, ‘Violetta di Napoli’, ‘Violetta di Parma’, ‘Violetta di Udine’, ‘Violetta di Tolosa’), ma in realtà è possibile che si tratti della medesima varietà, data la forte somiglianza fra tutte e la tendenza ad assumere fisionomie un po’ diverse a seconda degli ambienti in cui crescono.

Profumatissime, soffrono il gelo invernale e il caldo estivo; richiedono quindi inverni miti ed estati umide, oppure, nei climi rigidi, devono essere piantate in un luogo riparato del giardino, in cassone freddo, oppure protette durante la notte: un tempo si usava farlo apponendo sopra i boccioli e ai fiori gusci d’uovo.

 

‘Violetta di Udine’

In partiolare, la ‘Violetta di Udine’, a fiore stradoppio, viola-bluetto con base dei petali bianchi, è derivata dalla ‘Violetta di Parma’ ed è forse la stessa venduta un tempo come ‘Venice’ o ‘Comte de Brazza’s Blue Neapolitan’. Se protetta, fiorisce a partire da novembre fino a marzo, altrimenti da gennaio.

 

‘Viola Conte di Brazza’

‘Viola Conte di Brazzà’, chiamata anche ‘Comte de Brazzà’s White Neapolitan’ e ‘White Parma’, a fiore grande bianco, è invece una forma migliorata di ’Swanley White’, ottenuta nel 1875 dal conte friulano Savorgnan di Brazzà per i vivai inglesi Swanley, che la commercializzarono con il loro nome.

Io ci provo a coltivarle, anche se so che non sarà facilissimo, dato il caldo che imperversa sul mio ballatoio in estate.

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