Bucaneve

Lo confesso: sono una galantofila! Ovvero, vado pazza per i bucaneve, Galanthus spp., per intenderci, e non sono la sola: nel mondo anglosassone, per esempio, i galantofili si contano a migliaia. Del resto, come si fa a resistere davanti a queste timide, piccole bulbose, che sfidano i rigori nell’inverno?

Appartenenti alla famiglia delle Amaryllidaceae, i bucaneve iniziano a germogliare, perlopiù, a fine in gennaio, più tardi in montagna, ma febbraio rimane comunque il loro mese d’elezione. Dai piccoli bulbi spuntano ciuffetti di foglie lanceolate, basali ed erette, e boccioli allungati, simili a gocce di neve (gli Inglesi li chiamano infatti snowdrops), che si aprono in corolle deliziose. Solitarie, portate da steli leggermenti arcuati, rivolte verso il basso, a volte profumate, hanno tre tepali esterni più grandi e tre interni più piccoli, bianchi con macchioline verdi variamente disposte, perlopiù su quelli interni.

Storia, leggende, significati. Originari dei boschi e dei pendii rocciosi di Europa e Asia, i bucaneve arrivarono in Ingilterra, dove appunto sono amatissimi, grazie ai Romani, pensate un po’. Il nome del genere, Galanthus, deriva dal greco gala, latte (bianco come il latte) e anthos, fiore; il nome specifico, nivalis, si riferisce alla fioritura precoce nella neve. In passato, nelle culture pagane e cristiana, questi piccoli intrepidi fiori hanno simboleggiato la speranza e la consolazione, il passaggio a un nuovo inizio dopo un dolore, la purezza. In Irlanda, per esempio, rappresentavano il candore di una giovane dea celtica, durante la festa di Imbolc, che cadeva l’ 1 o il 2 febbraio, nel punto di mezzo tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera. In Italia, vi si addobbavano gli altari delle chiese in occasione della Candelora, che cade anch’essa il 2 febbraio, il quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù, un’abitudine che sarebbe bello recuperare! (per chi l’avesse scordato, la Candelora è detta anche “Festa della Presentazione di Gesù al Tempio”, come neonato primogenito, e “Festa della Purificazione” della Vergine, dopo il parto; prevede la benedezione delle candele, come simbolo della luce della nuova speranza per il mondo).

Qualche specie. Il genere Galanthus dovrebbe annoverare una ventina di specie, diverse sottospecie e forme varietali a riguardo delle quali si discute ancora, e molte cultivar. La specie più comune e diffusa in Europa è Galanthus nivalis, un tipetto che fiorisce in gennaio-febbraio, con fiori piccoli, con macchioline verde a forma di V rovesciata, e profumati di miele, alti una quindicina di centimetri. Lo si incontra nei boschi di latifoglie, cespuglieti e prati, in mezz’ombra e soprattutto nei terreni un po’ pesanti, fino a 1500 metri di altitudine; in Italia settentrionale, Toscana e Marche è diffuso anche nelle pianure e vicino alle coste, nell’Italia meridionale perlopiù in montagna. Tra le sue cultivar, vi segnalo ‘Flore Pleno’, dalle corolle doppie, sterili; ‘Lady Ephinstone’ dai fiori doppi con macchie giallie, in febbraio marzo, e foglie grigio-verdi; ‘Sandersii’, dai fiori snelli semplici, con macchie interne e ovario gialli.

Galanthus elwesii, originaria di Balcani e Turchia occidentale, alto 12-20 centimetri, foglie glauche, fiori snelli, profumati di miele, con due macchie verdi, in febbraio. Galanthus plicatus, originaria di Crimea, Romania, Turchia occidentale, alto 20 centimetri, foglie molto lunghe (fino a 18 centimetri), con margini ricurvi e banda centrale glauca, e fiori con macchiolina verde all’apice dei teplai interni, in febbraio-marzo. La sottospcie byzanthinus, proveniente dalla Turchia, presenta macchioline verdi sia all’apice sia alla base dei tepali interni. Galanthus regina-olgae: originaria di Grecia e Sicilia, richiede luoghi asciutti. Alto solo una decina di centimetri, inizia sbocciare giù in novembre. Le foglie sono grigio-verdi, le corolle lunghe 2,5 centiemtri, con macchie interne verdi. Cercatele da Floriana Bulbose e Raziel.

Come si coltivano. I bucaneve sono molto rustici, robusti e facili,a patto di dar loro il posto giusto e avere un po’ di pazienza. Amano i climi freddi o freschi, mentre soffrono il caldo eccessivo: nelle zone calde vanno dunque piantati all’ombra. Si naturalizzano bene, nel tempo, ai margini dei boschi di caducifoglie, ai piedi di alberi e arbusti, nei prati e lungo i sentieri. I bulbi si piantano in settembre-novembre, in terreni umiferi, freschi ma ben drenati, in mezz’ombra. Tuttavia, siccome si disidratano in fretta, i risultati non sono garantiti: dovrebbero essere acquistati da chi li conserva in  torba o altro, oppure, a trovarli, come piantine, da mettere a dimora in primavera. Non possendo, purtroppo, un giardino, mi sono limitata ad acquistare i bucaneve in vaso che vedete nelle foto…poi li trapianterò in un vascone in mezz’ombra, accanto alle violette.

Tre consigli: arricchite il terreno con una manciata di farina d’ossa, prima della messa a dimore. Copritelo quindi con foglie secche. Bagnatelo solo se si asciuga troppo. Se, nel tempo, dovessero infittirsimolto, potete diradarli dividendo i cespi, dopo la fioritura. In generale, però, non amano essere disturbati.

Per saperne di più, procuratevi un testo specifico sui bucaneve (ne esistono eccome!), chiedendolo alla Libreria della Natura. Infine, se vi capita, in febbraio-marzo andate a visitare Colesborune Park, nel Gloucestershire, nel sud-ovest dell’Inghilterra: ne ospita ben 160 diversi, fra specie e varietà, in candide distese mozzafiato.

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