La strepitosa kolkwitzia

In questi giorni sono andata a passeggiare nel Bosco in Città, primo e magnifico esempio di forestazione urbana in Italia, risalente alla metà degli anni ’70. Boschi, radure, sentieri, uun ampio lago naturalistico, corsi d’acqua, orti urbani, antichi edifici rurali…Accanto a uno di questi ultimi, ecco apparirmi uno spettacolare esemplare di Kolkwitzia amabilis: un’enorme, morbida nuvola rosa pallido ricoperta di fiori dalla testa ai piedi!

Arbusto a foglia caduca originario della Cina centrale, per quanto da tempo Kolkwitzia amabilis sia entrata nei giardini europei e soprattutto italiani non ha poi avuto questa grande diffusione, perlomeno rispetto a specie simili appartenenti alla stessa famiglia (Caprifoliaceae), come le varie abelie e Wegelia floribunda. Invece, ha avuto molta più fortuna negli Stati Uniti settentrionali, dove fra le due guerre mondiali Kolkwitzia amabilis è diventata una pianta praticamente immancabile nei giardini, tanto è vero che è soprannominata sì beautybush, cespuglio della bellezza, ma anche american beautybush, con buona pace delle sue origini.

A ben guardare, Kolkwitzia amabilis è stata scoperta due volte, almeno da quanto ho letto: la prima, negli anni 1894-1898, dal missionario gesuita padre Giuseppe Giraldi, e la seconda, pochi anni dopo, dall’avventuroso cacciatore botanico Ernes Henry Wilson, detto “il Cinese” (fu quello che, con una gamba rotta, si fece pasare sopra da una fila di muli, lungo uno stretto sentiero a strapiombo, pur di non tornare indietro), durante una delle sue spedizioni per conto dei vivai inglese Veitch Nurseries, di Exeter. Fu Wilson, in effetti, a inivarla in Inghilterra,  assieme a moltissime altre nuove specie cinesi, nel 1901: un primo esemplare fiorì nel vivaio nel 1910. Inizialmente battezzata in onore di Richard Kolkwitz (1873-1956), professore di botanica a Berlino, venne in seguito riclassificata come Linnea amabilis, nome poi sostituito nuovamente con il primo. Nel 1923 la Royal Horticultural Society le diede il titolo di pianta di merito, l’Award of Garden Merit.

Rustica (-15°C), facile e adattabile, Kolkwitzia amabilis è in effetti un gran bell’arbusto, dai rami arcuati, capace di raggiungere, come ho avuto modo di constatare a Bosco in Città, 3 metri di altezza e 4 di larghezza.

Fiorisce, in Italia, fra fine aprile e maggio, trasformandosi in una strepitosa cascata di fiori rosa pallido, riuniti in fitti corimbi, fra foglie ovali allungate e appuntite, verde scuro. Simili a  graziose trombette dalla gola gialla, sono di un colore rosa più intenso nella cultivar ‘Pink Cloud’.

Come si coltivano. In qualsiasi terreno di medio impasto, ben drenato, fresco, al sole o mezz’ombra, nei climi freschi. Quanto alla potatura, dopo i primi anni, ci andrei piano: fiorisce infatti sulla vegetazione degli anni precendenti e tagliarli vorrebbe dire rovinarne l’armonia del portamento arcuato e ricadente dei rami. Sulle piante mature è duqnue preferibile eseguire ogni uno-due anni solo il taglio di ringiovanimento, eliminando parte dei rami più vecchi dalla base, per favorire l’emissione di nuovi getti, e pulendo il cnetro dal secco.

Dove trovarle? In molti vivai italiani, tra cui Vivaio Baradel, Floricoltura Nifantani, Azienda agricola Pier Luigi Priola, e Vivaio Guido degl’Innocenti.

2 Commenti

  • La laura
    30 Aprile 2017 9:32

    Grazie conosco proprio questa pianta,e finalmente ne so di più

    • Margherita Lombardi
      2 Maggio 2017 17:55

      Ne sono proprio felice!

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