Il giglio martagone

Da bambina, mi emozionavo sempre quando, nelle passeggiate in montagna, lo incontravo: il giglio martagone (Lilium martagon), perché con le sue corolle panciute dai tepali rivoltati all’indietro, rosa porpora chiaro, quasi sbiadito, macchiettati di rosso scuro, e quegli stami vistosi, arancio bruno, mi facevano pensare al copricapo dei sultani turchi e alle favole che li riguardavano. E in effetti “cappello di turco” è il suo soprannome. Una volta cresciuta, tornando sulle stesse montagne con i miei bambini, sono andata alla sua ricerca in un luogo segreto dove prima ne trovavo, puntali, ogni estate, due o tre piante in fiore. Ma niente, con mio grande dispiare, non c’erano più. Qualche giorno più tardi, durante un’altra passeggiata in zona, ma un po’ più in là, una meravigliosa sorpresa: un pendio sassoso ma piuttosto in ombra ne era letteramente invaso. Saranno state centinaia di piante, tutte fiorite, e dunque migliaia di cappellini impertinenti, che diffondevano il loro intenso e caratteristico profumo di giglio.

Capirete bene, dunque, perché il giglio martagone sia fra le mie piante preferite (che sono moltissime peraltro). Anche questa estate ne incontrato qualcuno, nel bosco e lungo le rive sabbiose del fiume, e moltri altri, più alti e vistosi, nei giardini del paese. A proposito: inutile cerare di coltivarlo in pianura, fa troppo freddo per lui.

Conosciamolo meglio, il mio amato giglio cappello di turco: perenne, bulbosa, fiorisce in giugno-luglio, dalla fascia collianre a quella alpina, nei prati e nei boschi, dai terreni da freschi, umiferi e fertili a sciolti, sabbiosi, alcnhe alcalini. Le foglie sono trettamente ovali, appuntite, riunite in verticilli di 4-8, lungo lo scapo fiorale, che raggiunge i 20-90 centimetri di altezza. I fiori sbocciano in grappoli da 3 a 10: le corolle, sorrette da lunghi piccioli e pendule, sono formate da sei tepali, ripiegati all’indietro, rosa porpora chiaro, con maccholine rosso scuro, sei stami e un’ovario supero. In seguito i fiori si trasformano in capsule triloculari, cotenenti i semi.

Ovviamente è una pianta superprotetta: da ammirare, fotografare, e lasciare stare.

 

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