Nell’Oltrepò Pavese un tempo si usava coltivare lo zafferano (Crocus sativus) negli interfilari delle vigne e negli orti. Qualche anno fa Cesare Manerba, dopo vent’anni nelle aziende farmaceutiche, ha deciso di recupare questa tradizione e ricominciare a coltivare lo zafferano. Nella sua Fattoria La Robinia a Mornico (PV), Manerba oggi produce, in biologico, zafferano puro sotto forma di pistilli essiccati naturalmente, che vengono macinati in presenza dell’acquirente, oltre a ortaggi, fra cui spinaci, rucola, erbette, un particolare aglio rosso di montagna e soprattutto il topinambur. Vende direttamente, a Frazione Losana, oltre che a ristoranti, agriturismi, drogherie, panetterie, durante fiere, mercati e sagre.
Per quanto riguarda il famoso “oro rosso“, cioè lo zafferano, pensate che occorrono 160mila fiori per produrre 1 chilo di pistilli essicati, e circa 1 ora per raccogliere 1.000 fiori. In tre anni dalla messa a dimora, i bulbi raddoppiano di numero, per cui vanno estirpati, divisi e ripiantati, ma non nello stesso posto per almeno 1-2 anni.
I bulbi si mettono a dimora a fine agosto, alla densità di 60-80 bulbi per metro quadrato; ai primi di ottobre incominciano a fiorire e si raccolgono le corolle, a mano, al mattino presto, poi si staccano i fragili pistilli e li si pone a essicare. Manerba lo fa su stuoie di acciaio, adagiate su una brace a fuoco spento per 10 minuti, e ripetendo l’operazione per 10 giorni consecutivi.
Capite ora perché lo zafferano sia così costoso!
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