Tra le perenni in fiore a fine agosto nel Giardino della Torre e delle piante tenaci, della cara Camilla Zanarotti, ho adorato in particolare due “malvoni”. Cultivar di Alcea o di Althaea, mi sono chiesta? Né di una né dell’altra, mi ha spiegato lei: si tratta infatti di un ibrido fra i due generi, battezzato × Alcalthaea (da qualcuno indicato come x Alcalthaea suffrutescens), e per la precisione fra Alcea rosea e Althaea officinalis. La prima, detta malvarosa o malvone, e hollyhock dagli inglesi, immancabile nei cottage garden dall’Ottocento in poi, è stata importata in Europa dalla Cina medionale-occidentale; la seconda, dalle tante proprietà medicinali (per esempio, le sue radici, per le loro proprietà lenitive, venivano date da masticare ai lattanti nel periodo della dentizione), è invece diffusa in gran parte dell’Europa..
Perenne a vita breve, cespugliosa, × Alcalthaea è caratterizzata da uno stelo ramificato (alto fino a 2-2,50 metri e oltre), le foglie lobate, pubescenti. grigioverdi, e lunghe spighe, fitte di fiori appena appena semidoppi, nei toni del rosa, dell’albicocca, del giallo e del crema, che sbocciano da giugno-luglio (a seconda del clima) fino a settembre. Una fioritura lunghissima, più leggera e ricca rispetto ad Alcea rosea (spesso chiamata, erroneamente Althaea rosea) e più vistosa rispetto ad Althaea officinalis, con foglie di dimensioni intermedie.
Camilla ne coltiva due: ‘Parkallee’, che ha fiori bianco crema, semidoppi, con un tocco di porpora sui peletaloidi al centro, e ‘Parkrondell’, che invece ha corolle semplici, con un ciuffetto di petaloidi al centro, rosa malva.
Di taglia più contenuta rispetto all’ibrido, amano il terreno normale, ben drenato, al sole, e sono molto facili da coltivare e abbinare ad altre perenni di taglia più bassa. Come le alcee, sono insuperabili nel portare verticalità a una bordura o una macchia, come pure accanto a muretti e steccati: hanno infatti bisogno di uno sfondo per fare risaltare al meglio la grazia della loro fioritura.
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