La carotina selvatica e compagne

Ma quanto è carina la carotina selvatica…Tanto comune che raramente la si guarda davvero, ma osservatela da vicino: le sue grandi ombrelle, fitte di piccoli fiori bianchi, da aprile a ottobre si ergono in mezzo ai prati selvativi, come tanti merletti ricamati dalle fate. Amo raccoglierle – sono tra i pochi fiori di campo che mi permetto di raccogliere, in effetti, proprio perché tanto diffuse -, magari assieme a qualche margherita o campanula.

Le loro infiorescenze sono ombrelle composte, ciascuna formata da tante ombrelline minori. I fiori, minuscoli, hanno cinque petali, tutti bianchi, ma talvolta in mezzo all’intera infiorescenza, si apre un fiore che invece è rosso e sterile: serve ad attirare gli impollinatori. Del resto i merletti di Daucus carota carota in certi momenti sembrano dei ristoranti per insetti, purché di stazza leggera: api, mosche, moschine, piccole farfalle e cimici, compresa la cimice rosso-nera, quella che io chiamo la cimice milanista, per i colori della sua livrea (Graphosoma italicum, emittero pentatomide dalla forma molto simile  alla cimice verde). A fecondazione avvenuta, le infiorescenze si richiudono su sè stesse, fino a far chiudere l’infiorescenza: mentre si avviano tutte le trasformazioni chimiche, fisiche e fisiologiche che porteranno alla formazione dei semi, nel frattempo la pianta avverte i suoi impollinatori che…il ristorante è chiuso e dunque vadano altrove.

Un po’ di botanica. Erbacea biennale con tendenza a perdonare, appartenente alla famiglia delle Apiacea, Daucus carota subsp. carota raggiunge i 40-100 centimetri di altezza, con steli eretti, cavi, che si ramificano in alto, e foglie 2-3 pennatosette…Possiede una radice fittonante, che le permette di resistere alla siccità. È infatti una pianticella robusta e senza grandi esigenze: pur preferendo le posizioni soleggiate, si adatta anche a quelle semi-ombrose, e a quasi tutti i terreni, purché ben drenati, crescendo nei prati anche aridi, lungo i fossi, ai margini delle strade, negli ambienti ruderali. È diffusa in tutta Europa (salvo che nelle regioni nordiche), e nelle regioni temperate di Nord Africa e Asia; in Italia la si rinviene fino a 1500 metri di altitudine.

In un giardino naturalistico o almeno in una sua parte, la carotina non dovrebbe mancare mai…Tra l’altro ne esistono anche forme orticole, ancora più ornamentali, come ‘Dara’: guardate come è bella, con le ombrelle che sfumano nei toni del rosa e porpora!

 

Altre specie. Di Ombrelliffere (oggi Apiaceae) ce ne sono un’infinità: in Italia, secondo quanto riporta Sandro Pignatti nel suo Flora d’Italia (da poco ripubblicato), sono presenti ben 93 generi sui 450 totali e, oltre 270 specie (se ho contato bene), trslasciando sottospecie. In moltissimi casi è davvero difficile riuscire a distinguerle se non si è botanici esperti, e pure specializzati  nella famiglia!. I libriccini sulle piante selvatiche specifici dei vari ambienti e delle varie zone, tuttavia, aiutano molto. In passato, per esempio, sono riuscita a riconoscerne tre tipiche dei prati alpini (Le meravigliose ombrellifere dei prati).

A fine agosto, ospite di Camilla Zanarotti nel suo meraviglioso Giardino della Torre e delle piante tenaci, ne incontrate molte altre, fra cui, appunto, la carotina, facilissima da identificare per la sua abitudine a chiudersi una volta impollinata. Fra le altre, Camilla ed io pensiamo di aver riconosciuto anche Amni majus e Aethusa cynapium, che vi mostro e racconto qui sotto.

 

Ammi majus

Comunemente chiamata alfiere del vescovo, erba del falso vescovo, ammi maggiore, merletto di donna, falso pizzo della regina Anna, Ammi majus è un’annuale piuttosto vistosa, il cui areale è centrato sulle coste mediterranee (dovrebbe essere originaria dell’Africa settentrionale), ma è presente in tutte le regioni d’Italia (salvo che in Valle d’Aosta e in Trentino-Alto Adige, fino ai 1300 metri di altitudine, dove cresce negli ambienti ruderali, negli incolti e nelle colture sarchiate, al di sotto della fascia montana. Alta 40-60 centimetri, ha fusti eretti, striati, scanalati, e ramificati, che portano larghe foglie pennate, quelle inferiori 3-4pennatosette, dai bordi dentati, quelle superiori progressimanete ridotte. In maggio-luglio/agosto forma ampie ombrelle. Dalla pianta si ricavano sostanze per produrre psoraleni, farmaci indicati nella vitiligine.  Ne esistono forme ormanentali bellissime. Come per la carotina, ne esistono forme ornamentali bellissime (ma attenzione:  non tollerano neè il ristagno idrico né la siccità).

 

 Aethusa cynapium

Detta cicuta minore, cicuta aglina, erba aglina, falso prezzemolo, prezzemolo dello sciocco, Aethusa cynapium è annuale o raramente biennale, unica specie del suo genere (ma con due sottospecie, cynapium ed elata), originaria dell’Europa, dell’Asia occidentale, fino alla Siberia, e dell’Africa nord-occidentale, in Italia cresce negli ambienti ruderali delle regioni settentrionali e centrali fino al Molise, fino ai 1500 metri di altitudine. Alta anche 2 metri, ha fustii cavi, eretti, spesso chiazzati di scuro, ramosi in alto, con foglie segmentate, 2-3 pennatosette, dai segmenti a contorno triangolare. Fiorisce da giugno a ottobre-novembre, formando ombrelle molto graziose, a 10-20 raggi,  che in genere vengono superate dalle foglie ascellari. I fiori sono bianchi e molto carini, con l’apice dei petali inflesso, cioè incurvato verso l’interno della corolla, tanto da apparire anche loro quasi bilobati. Ma attenzione: dietro all’aspetto innocente e leggero, Aethusa cynapium è una pianta molto tossica, in ogni sua parte. Le foglie, stropicciate, emanavano un forte odore di aglio.

 

La bella misteriosa. Ed ecco invece un rincoscimento mancato, nonostante Camilla ed io si siamo arrovellate per tutto il pomeriggio: fotografata in un parco privato della Brianza, in agosto, è davvero molto ornamentale, con ombrelle molto leggere e di un bianco niveo. Le foglie caulinari sono pennatosette e con i segmenti triangloari, mentre quelle basali sono pennate e dai bordi dentati. Alla base delle piante in fiore, ho notato molte foglie simili a quelle basali, ma più chiare e ampie, il che mi fa pensare che si tratti di una biennale o perenne e che le foglie cambino un po’ forma maturando.

Mi aiutate a capire di chi si tratta? Fusto e foglie emanavano un odore poco caratteristico, né di prezzemolo né di sedano.

 

 

 

 

2 Commenti

  • Gerardo Laugelli
    6 Dicembre 2019 16:30

    Pastinaca , e il nome della pianta con foglie simili a quelle del sedano ma piu’ grandi , di questa pianta si consuma solo la radice bianca a forma di carota.

    • Margherita Lombardi
      9 Dicembre 2019 11:58

      Grazie!

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