Ampelopsis glandulosa maximowiczii, la vite dalle bacche di porcellana

In inglese è soprannominata porcelain vine o porcelain berry, la vite di porcellana o dalle bacche di porcellana: é Ampelopsis glandulosa maximowiczii (sin. Ampelopsis brevipedunculata var. maximowiczii, Ampelopsis glandulosa var. heterophylla, Ampelopsis glandulosa var. brevipedunculata, vi è un po’ di confusione a riguardo), una vite vergine nativa delle zone temperata dell’Asia, davvero molto, molto carina. L’avevo notata su un terrazzo di un’amica, me ne sono invaghita e me la sono fatta portare a Orticolario dal vivaio Il Giardino e le Fronde (poi Lucia Mazzarello ha insistito per regalarmela, grazie ancora Lucia!), per trapiantarla sul mio ballatoio.

È un rampicante legnoso deciduo, che in piena terra raggiunge anche i 4-6 metri di altezza e 4 di ampiezza, con foglie graziose, piccole, lobate, con margini dentati, verde scuro e gialle in autunno, ma soprattutto con una fruttificazione autunnale meravigliosa: le bacche, non commestibili, riunite in ombrelle piuttosto rade, da verde chiaro, si fanno verde giada, rosate, rosa porpora, blu elettrico e porpora, cosparse di puntini come le uova di certi uccellini e con riflessi metallici; e siccome maturano in tempi diversi, sullo stesso grappolo ci sono tutti i colori insieme, con un effetto davvero superbo. Contengono 2-4 semi ciascuna.

I fiori, che  compaiono da giugno ad agosto, sono, come nelle altre viti, ornamentali e produttive, minuscoli e non signficativi, bianco-verdastri. Come le altre, Ampelopsis glandulosa maximowiczii si arrampica mediante i tendrilli emessi all’ascella delle foglie, ma senza sviluppare i dischetti adesivi che si attaccano ai muri, come fa per esempio Parthenocissus quinquefolia, il che è un bel vantaggio.

Da coltivare, anche in vaso, Ampelopsis glandulosa maximowiczii è estremamente facile, come mi ha spiegato Lucia: basta darle un contenitore sufficientement profondo, terreno fertile ben drenato, al sole, ma al riparo da eventuali venti freddi. In piena terra può risultare invasiva, o perlomeno è quanto accade nei Stati Uniti orientali, anche perché gli uccelli, che vanno ghiotti dei sue bacche, ne aiutano la disseminazione.

 

 

 

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