L’ho acquistato il febbraio scorso durante la piccola ma deliziosa mostra Un Soffio di Primavera, nella splendida Villa Necchi Campiglio, Milano, da Sofia Meda, del vivaio Podere Restelli: un tagete arbustivo, dalle foglie piccine fortemente e piacevolmente aromatiche e dai minuti capolini giallo arancio. Si chiama Tagetes lemmonii, detto calendula di Lemmon, ed è originario dell’America settentrionale e in particolare dell’Arizona e di alcune regioni del Messico. Dovrebbe raggiungere i 3 metri di altezza, ma nel vaso, per quanto ampio, del mio ballatoio, rimarrà senz’altro più piccolo. Ha mantenuto le promesse di Sofia: ha fiorito fino alla fine marzo, poi si è fermato e ha ripreso in dicembre, nonostante il freddo e la pioggia di questi giorni (in realtà dovrebbe ricominciare già a ottobre).
Non è molto rustico, ma sopporta brevi gelate fino a -4°C e anzi c’é chi, come Natale Torre e Vivai Capitanio, assicurano fino a -6/-8°C. Per precauzione, anche se sui terrazzi soleggiati di Milano, come in molte città, gela raramente, l’ho pacciamato con foglie secche, coperto con tessuto-non tessuto e spostato in un angolo più riparato, contro il muro dicasa.
Per il resto ama il sole, i terreni leggeri e ben drenati e, in piena terra, una certa siccità: in vaso aspetto che il terriccio inizi ad asciugare prima di bagnarlo ancora. Mi piace tanto, il mio tagete dall’aspetto e dal profumo gentile! ho scoperto che le foglie essiccate possono insaporire minestre e salse, con un retrogusto di mela e che, piantato fra altre piante, tiene lontano le lumache e le erbe infestanti.
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