Prunus ‘Ukon’, Lavinia Taverna e altri ciliegi da fiore

 

Quanto mi fanno felice gli amici di piante e giardini che mi mandano spunti su cui scrivere! Come Mattia Godio, giardiniere dall’eleganza di un indiano sioux biondo, che mi ha appena inviato le foto immagini di una delizia che cresce nel suo bel giardino al limitare del bosco, nel Novarese, il Jay Blue House Garden, creato e seguito con grande amore assieme al compagno Marco Grosso. Tante le rarità che vi crescono, in parte trasferite qui da un loro precedente giardino, come questo meraviglioso e insolito ciliegio da fiore: Prunus ‘Ukon’. «In aprile maggio si ricopre di corolle semi-doppie, larghe 4-5 centimetri, bianco avorio, con sfumature verdi, che invecchiando diventano rosate, mentre si aprono le foglioline, dapprima color bronzo, poi verdi e in seguito, in autunno, da viola-marrone a rosso-porpora», mi scrive Mattia, «Noi lo abbiamo da una decina d’anni ed è alto 7 metri circa, ma credo che si assesti sugli 8-10 metri di altezza, un po’ come fa Prunus ‘Kanzan’, e come quest’ultimo forma una bella chioma leggera e allargata». Varietà diffusa in Giappone almeno fin dagli inizi del 1700, Prunus ‘Ukon’ appariente al gruppo dei cosiddetti “ciliegi da giardino“, ‘Sato-zakura’ in giapponese, poi ribattezzati in Europa “ciliegi giapponesi” (che a loro volta fanno parte dei ciliegi da fiore o ciliegi ornamentali), caratterizzati da fioriture strepitose, ricchissime e molte lunghe, con fiori piuttosto grandi e in genere semidoppi e doppi. In Giappone, dove sono stati creati, venivano piantati agli incroci delle strade, accanto ai templi e ai cimiteri. Ottenuti da incroci complessi, che comprendono fra i progenitori anche P. serrulata e P. lannesiana, non vanno però considerati semplici cultivar di queste o altre specie, come invece si tende a scrivere.

Guardate come cambia il suo colore, man mano che i fiori maturano, nelle foto che mi ha mandato Camilla Zanarotti, paesaggista e giardiniera, dal suo bel Giardino delle Torre e delle piante tenaci, nel Vicentino:

Se ne legge una bella descrizione nel libro di Lavinia Taverna (autrice dei giardini de La Landriana con l’aiuto di Russel Page), Un giardino mediterraneo, pubblicato da Rizzoli nel lontano 1982 in quella magnifica collana è stata “L’Ornitorinco”: «Per me è un Ciliegio giapponese favoloso. È diverso dagli altri, anche se ha sempre fiori doppi e numerosissimi, tuttavia questi mi sembra che abbiano qualcosa che dice di più a chi li guarda. Il loro colore è bianco crema, appena toccato dal verde, con una minima sfumatura di rosa qua e là, tanto impercettibile che può esserci e non esserci. Il che crea una speciale atmosfera romantica. Non ha molto in comune con lo sfarzo degli altri ciliegi giapponesi che alla fine, se proprio volessimo essere cattivi, potremmo considerare dozzinali, malgrado la loro bellezza lussureggiante. L’ ‘Ukon’» tocca il fondo del nostro animo, e se fossi costretta a scegliere un solo ciliegio, lo preferirei a tutti».

Come i ciliegi giapponesi in genere, questo gran bell’alberello desidera terreni freschi, abbastanza fertili e ben drenato, tollerandoli anche argillosi e perfino calcarei, al sole ma anche in mezz’ombra. Come gli altri ciliegi, è rustico almeno fino -18/-20 °C e può essere coltivato fino a 800 metri di altitudine, ma è vietato nei luoghi con estate calde e asciutte; inoltre risente delle potature, da limitare alla rimanda dei rami secchi, perché possono provocare lo sviluppo di malattie fungine. È ideale per i piccoli giardini, per creare un poco d’ombra, in mezzo a un prato o in un angolo come punto focale. Fate però attenzione, perché può essere innestato (su Prunus avium) sia basso, cosa che consente lo sviluppo di una chioma armoniosa, sia alto, anche 2 metri, cosa che gli conferisce la forma ad alberetto, che può avere un suo perché come anche no, a seconda della situazioni, quindi controllate al momento dell’acquisto.

Dove trovarlo? Mattia lo ha acquistato a tempi da Floricoltura Livina Nifantani. Che dite, vi ho convinti? Per quel che mi riguarda, l’ho inserito nella mia lista dei desideri!

 

Prunus ‘Accolade’

Una precisazione a proposito dei ciliegi da fiore: fra i ciliegi da giardino, per noi ciliegi giapponesi, vi sono altre cultivar molto note e utilizzate in Europa e in Italia, anche nelle città, fra cui Prunus ‘Amonogawa’, risalente almeno al 1830, alta fino a 7 metri, a portamento fastigiato, fiori semplici o semidoppi, rosa pallidissimo, in aprile. ‘Fugenzo’, risalente al 1400, alta 4 metri, a portamento espanso, con foglie color bronzo da giovani e  fiori grandi, doppi, rosa scuro, in gruppetti penduli di 3. Kanzan’, vero nome in Giappone ‘Sekiyama’, risalente almeno al 1681, lata 12 metri, foglie grandi, giallo-rame in autunno, fiori grandi, doppi, rosa intenso, in gruppi penduli di 5. ‘Royal Burgundy’, mutazione naturale di ‘Kanzan’, ottenuta in Ameica nel 1990, alta 10 metri, portamento arrotondato, foglie color prugna e fiori più scuri, seguiti da drupe scure

I Giapponesi li distinguono da un altro gruppo, chiamato “ciliegi di montagna” o ‘Yama-zakura’, in virtù dei loro luoghi di origini, che comprende specie spontanee e loro ibridi cultivar, a fioritura primaverili, ma con corolle piuttosto piccole. Fra questi vi sono Prunus incisa,  che raggiune i 5 metri di altezza, ha foglioline seghettate e  piccoli fiori bianco-rosa in corimbi senza picciolo. Prunus ‘Okame’, ibrido fra P. incisa e P. campanulata, alto 10 metri, a portamento eretto, con foglie eleganti, verde scuro e giallo-arancio in autunno, piccoli boccioli rosa scuro e poi fiori rosa chiaro già a fine inverno. Prunus pendula, alta 15 metri, rami ricadenti, bianchi semplici, in gruppi, rosa intenso nella sua cultivar ‘Pendula Rosea’. E i più noti di tutti: P. x subhirtella, da alcuni ritenuto una specie, che raggiunge i 15 metri di altezza, con rami rami arcuati e in alcune forme ricadenti, e fiori piccoli bianco rosati; e la sua cultivar P. s. ‘Autumnalis Rosea’, coltivata in Giappone già nel 1400, un piccoletto che non supera i  5 metri di altezza e fiorisce, dove non fa troppo freddo, da novembre ad aprile, prima di emettere le foglie, ricoprendosi di piccole, deliziose corolle semidoppie, rosa pallidissimo; belle le colorazioni autunnali delle foglie.

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