L’incantevole croco di Silvia

Crocus vernus, acquarello su carta di Silvia Molinari
Crocus vernus, acquarello su carta di Silvia Molinari

Et voilà : la preziosa collaborazione con Silvia Molinari ricomincia nell’anno nuovo con questo incantevole acquarello su carta, che rappresenta un croco in fiore: osservate lo splendore della goccia di rugiada sui tepali violetti, la dolcezza della corolla un po’ arruffata, la grazia delle erbe secche, la poesia struggente delle foglie quasi disfatte dall’inverno, l’armonia fra i colori pallidi eppure intensi… Che dire ancora, se non: grazie di nuovo, Silvia!

Il croco protagonista è Crocus vernus: bulbosa appartenente alla famiglia delle Iridaceae, originaria di Italia, Austria, Ungheria, Polonia, Romania, Russia,  ormai diffusa nei prati e nei boschi aperti di tutta Europa. Fiorisce per lo piùin marzo, ma si presta alla fioritura anticipata in inverno con una leggera forzatura, che può anche consistere in una posizione particolarmente riparata del giardino. La corolla, a sei tepali ampi, è molto grande e di colore variabile dal bianco al lavanda al violetto, talvolta screziata: a me piace immaginarla come la gonna da ballo di una fata dei prati!

Le foglie, simili a lunghi fili d’erba, con al centro una sottile linea bianca, spuntano dopo la fioritura, e, concluso il ciclo vegetativo, scompaiono da sole senza praticamente lasciare traccia, per cui non occorre alcuna pulizia. Il suo organo di riserva è un cormo.

Dalla specie sono state ottenute numerosi ibridi e cultivar in vari colori. Ne troverete a bizzeffe sia da Raziel sia da Floriana Bulbose . Da coltivare è facilissimo, trattandosi di pianta molto rustica e di poche pretese, che si naturalizza con facilità. Però preparatevi: come per i crochi in genere, i roditori si cibano volentieri dei cormi e in inverno gli uccelli possono becchettarne i fiori.

Quando e dove piantarlo: in autunno. Predilige i terreni alcalini, anche poveri e sassosi, ben drenati ma umidi, in posizioni soleggiate. Dove? In primo piano di aiuole o bordure, come pure, in gran quantità , nei prati e ai piedi degli alberi a foglia caduca. Inserite i cormi a 8 centimetri di profondità  in piena terra, ma anche solo 5 in vaso, a 5-8 centimetri di distanza uno dall’altro. Per tagliare l’erba, dovrete attendere che le foglie siano appassite, altrimenti non potranno produrre nuove sostanze di riserva e accumularle nei cormi, per garantire la fioritura successiva. A questo scopo, è  utile concimarli bene una volta sfioriti. In vaso, è in genere necessario diradarli ogni 4 anni.

Un po’ di botanica. Il cormo è una struttura di riserva apparentemente simile a un bulbo, ma in realtà  profondamente diverso. Di forma arrotondata (ma in altri casi anche appiattita), è costituito da un fusto sotterraneo ingrossato (e non da piante intere, come i bulbi), protetto da un rivestimento (tunica) fibroso, o in altri casi papiraceo. Nella parte superiore, al centro, il cormo presenta una o due gemme, dalle quali si formano fiori e foglie, e in quella inferiore, appunto, il fusto ingrossato e accorciato (disco basale), ricco di sostanze nutritive, dal quale spuntano le radici. Le sostanze nutritive sono dunque contenute nel fusto sotterraneo, e non nelle foglie (catafilli), come nel bulbo; e la tunica è costituita dalla parte inferiore delle foglie prodotte nella stagione precedente, ormai secche, e non da foglie modificate, come invece avviene nei bulbi tunicati, cioè protetti da una pellicina bruna e secca, come in tulipani e giacinti.

Per saperne di più sulle bulbose. Non posso che consigliarvi il libro che scrissi anni fa assieme a Cristiana Serra Zanetti, ottima paesaggista e botanica, oltre che amica di una vita: Le bulbose – Un viaggio alla scoperta delle migliori specie e varietà , dalle più coltivate alle meno conosciute, ma facilmente reperibili, Salani Editore, MIlano, 2010. Sempre che riusciate a trovarlo, però…

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