Il cotogno da fiore e l’uccellino

Con questa stagione un po’ pazza stanno sbocciano ora, gli adorabili cotogni giapponesi o cotogni da fiore (Chaenomeles spp.), arbusti decidui a fioritura precoce, appartenenti alla famiglia delle Rosaceae. Poche le specie (C. japonica, C. cathayensis, C. speciosa), native di Cina, Corea, Giappone e altre zone dell’Asia, entrate in coltivazione nei nostri giardini, già nell’Ottocento; ma tanti i loro ibridi e cultivar, a fiore rosa, rossi e bianchi (i miei preferiti).

Quello dipinto tanto mirabilmente da Silvia, Chaenomeles x suberba, è un ibrido fra C. speciosa e C. japonica. Arbusto di forma arrotondata dai rami espansi e spinosi, in febbraio-aprile, in base al clima, si ricopre di mazzetti di fiori a coppa, in parte assieme alle foglie, verde lucente, da strettamente a largamente ovate. I fiori si trasformano poi in frutti verdi, gialli a maturità, profumati, tanto che un tempo si usava metterli nei cassetti, proprio come i pomi del cotogno vero e proprio (Cydonia oblonga).

Di facile coltivazione, rustici e robusti, tolleranti i terreni argillosi e l’inquinamento urbano, tutti i cotogni da fiore sono meravigliosi da utilizzare in siepi. Ma vorrei che si smettesse di tagliuzzarli tanto e di accostarli, com’è era tipico negli anni ’70, alle forsizie, perché il contrasto dei loro colori è, almeno secondo me, davvero un pungo nell’occhio.

Nell’incantevole acquarello di Silvia compare anche un uccellino: è il codirosso (Phoenicurus phoenicurus), passeriforme protetto in Italia. Vive ai margini delle foreste, nelle zone confinanti con boschi misti o di latifoglie, nelle siepi e boschetti accanto ai campi coltivati, brughiere con vegetazione rada, ma anche nelle città. Uccellino assai schivo, è monogamo, ma è la femmina a occuparsi della preparazione del nido, tipicamente in in maggio, nelle cavità degli alberi, nelle crepe e nei buchi dei muri, utilizzando erbe secche, radici, muschio e piume. La signora Codirossa depone 5-7 uova di colore bluastro, che cova per circa 15 giorni. I pulcini vengono però nutriti da entrambi i genitori, con insetti, ragni, vermi e lumache. Talvolta, a fine estate, la femmina riesce a portare a termine una seconda covata.

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