Irresistibili Rose banksiae

Tra le rose più amate, anche perché capaci di evocare dolci ricordi d’infanzia, vi sono sicuramente le banksiae: sarmentose di straordinario vigore (raggiungono perfino i 15 metri di altezza) ma dalla fioritura delicatissima, formata da roselline piccine, bianche o giallo pallido, in fitti mazzetti, così simili a quelle di stoffa che ornavano i nostri cerchietti di bambine e i sacchettini dei confetti, per battesimi e Prime Comunioni.

Tra le prime rose a fiorire, in genere verso metà aprile, e un’unica volta (ma con quale abbondanza!), le banksiae hanno anche il dono di un fogliame minuto e grazioso e l’assenza di spine. Sono rose cinesi, e come tali amanti dei climi caldi e posizioni soleggiate. In Cina sono coltivate fin dal Cinquecento, ma sono arrivate in Europa soltanto nell’Ottocento o poco prima, conquistando velocemente i nostri giardini, tanto da divenirne un elemento caratteristico. Fu Sir Joseph Banks, botanico di fine Settecento e fondatore della Royal Horticultural Society, a dar loro il nome specifico, in onore della moglie, Lady Banks.

Oggi se ne coltivano solo cinque, ma i cataloghi inglesi di metà Ottocento ne riportano ben 24, fra specie, forme varietali e varietà. La mia preferita è senz’altro Rosa banksiae ‘Lutea’, che vedete nelle immagini, scattate presso lo storico vivaio Rose Barni, di Pistoia, per le sue corolle stradoppie e giallo paglierino, leggermente profumate. Arrivò in Europa nel 1824, tramite la Royal Horticultural Society: è la più rustica e fiorifera, e non vedo l’ora di piantarne una appena avrò un giardino.

A fiore giallo, ma più scuro, semplice e dolcemente profumato, è R. banskiae lutescens: meno diffusa nei nostri giardini, resistente alla siccità, presenta a volte rami e foglie ramati. Talvota fruttifica, producendo piccoli cinorrodi rosso scuro.

Caratteristica delle nostre ville ottocentesche è invece Rosa banksiae banksiae o Rosa banskiae albaplena, normalis, che forma fitti mazzetti di roselline stradoppie, bianche, profumate di violetta. Prima Banksiae ad arrivare in Europa, nel 1807, è secondo me altrettanto incantevole della forma doppia gialla. L’ho incontrata spesso, chissà perché, nei giardini segreti di Venezia.

La specie, anch’essa a fiore bianco e orofumato di violetta, ma semplice e vistosi stami gialli, è oggi chiamata Rosa banksiae normalis: proviene dalla Cina meridionale, dove è spesso utilizzata per formare siepi di separazione fra i campi. Anch’essa può fruttificare, sebbena avvenga di rado.

Poi, vi è la meravigliosa Rosa banksiae ‘Purezza’, un ibrido creato dall’italiano Quinto Mansuino, negli anni Sessanta del Novecento, che oggi si sta riscoprendo: ha fiori stradoppi, bianco puro, più grandi rispetto alle altre, foglie più scure e talvolta rifiorisce leggermente.

Le banksiae a fiore bianco, mi ha spiegato Piero Barni, tendono a fiorire un pochino dopo rispetto alle bianche, per cui, se si ha lo spazio sufficiente, potrebbe essere una buona idea piantarne accanto una gialla e una bianca, così da prolungare il piacere della loro fioritura.

Come si coltivano. Le banksiae amano le posizioni calde e soleggiate, i terreni profondi, piuttosto pesanti, fertili, freschi, ben drenati. Sono sarmentose, ma anche autoportanti, per cui vanno sostenute soltanto nei primi anni dopo la messa a dimora, fino a che il non tronco riesce a sostenere il peso della pianta. Le si puù utilizzare per coprire pergolati e muri anche nei luoghi di passaggio, non avendo spine, e far salire su alberi molto grandi, piantandole a una cinquantina di centimetri dal loro tronco.

Innaffiatele se non piove, anche se tollerano una certa siccitò, tenendo conto però che, se piantate contro i muro, il terreno alla base è in genere piuttosto asciutto. Concimatele bene, in autunno-inverno, con un prodotto organico. Poiché fioriscono meglio sui rami di 2-3 anni di età, limitate la potatura all’eliminazione, quando necessaria, dei rami molto legnosi.

 

 

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