This post is also available in: Inglese
Proseguiamo il nostro viaggio attraverso i giardini e gli orti botanici montani dell’Italia centro-meridionale, molto spesso fondati da comunità montane, studiosi appassionati. Cominciamo con la Liguria, dove ci aspetta il Giardino Botanico di Pratorondanino, nel comune di Campo Ligure, nel cuore dell’Appennino genovese: ideato nel 1979 dal Gruppo Ligure Amatori Orchidee, ricostruisce gli ambienti montani, con oltre 400 specie provenienti da tutto il mondo. All’interno si snoda un interessante percorso tra stagni, boschi, prati, tre habitat rocciosi (calcareo, siliceo e serpentinoso) in crescono la stella alpina, la primula impolverata (Primula marginata), la regina delle Alpi (Eryngium alpinum), ormai rara e a rischio di estinzione, la bella viola di Bertoloni (Viola bertolonii) e mole altre specie. I due ambienti acquatici, uno stagno ed un laghetto, ospitano equiseti, felci, il giaggiolo acquatico e numerose specie carnivore. La collezione botanica più pregevole del Giardino è quella delle orchidee, seguita da assifraghe, semprevivi e rose botaniche.
Spostiamoci in Emilia Romagna, che di giardini botanici montani è piuttosto ricca: in località Cappelluzzo, nel Piacentino, a 730 metri di quota, troviamo il Giardino Botanico Caplez, iniziato nel 1990, dall’avvocato Massimo Cantoni, naturalista, grande appassionato ed esperto in botanica, e aperto al pubblico nella primavera 2010. In un area di 15.000 metri quadri di terreno calcareo, ospita circa 1.800 specie di piante provenienti da tutto il mondo. Di particolare interesse sono le collezioni di arbusti e le numerose specie perenni appartenenti ai generi Campanula, Centaurea, Eryngium, Nepeta, Penstemon, Phlomis, Potentilla, Salvia, Scutellaria, Sedum, Stachys, Teucrium, Verbascum. A Passo del Lupo, ai piedi del Monte Cimone (più grande comprensorio sciistico dell’Appennino tosco-emiliano), a 1500 metri di altitudine, si estende su tre ettari il Giardino Botanico Alpino Esperia, che raccoglie, in 32 aiuole, quasi tutte le specie floreali tipiche dell’ambiente appenninico, alpino e subalpino, sia autoctone sia alloctone, provenienti per esempio dall’Himalaya e dalle Montagne Rocciose. È facilmente visitabile anche da disabili e non vedenti, per i quali è stato appositamente realizzato, all’interno delle aiuole, un sentiero con tabelle descrittive in Braille. Comprende inoltre una ricca biblioteca, un erbario, un album fotografico delle piante presenti e una collezione di semi. Dirigendosi verso Ravenna, a Casola Valsenio, si raggiunge il Giardino delle Erbe Augusto Rinaldi Ceroni, che annovera circa 450 specie di piante officinali utilizzate in cucina, nella medicina, nella cosmesi fin dall’epoca medioevale. Negli edifici, situati nella parte settentrionale del giardino, vi sono aule didattiche, laboratori, olfattoteca ed essiccatoio. All’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, lungo la strada del Passo della Braccina che da Corniolo giunge a Fiumicello (Forlì Cesena), si incontra il Giardino Botanico di Valbonella, in cui sono riprodotti gli ambienti vegetali tipici dell’Appennino romagnolo, con una vasta collezione di specie della flora autoctona, numerose delle quali sono rare e protette.
Ricca di giardini montani anche la Toscana: innanzitutto l’Orto Botanico delle Alpi Apuane Pietro Pellegrini, situato a Pian della Fioba, lungo la strada panoramica che collega Massa con la Garfagnana. Dedicato al medico e botanico Pietro Pellegrini (1867-1957), che studiò a lungo la flora del territorio apuano, si sviluppa per circa 3 ettari su un dente roccioso, tra 850 e 950 metri sul livello del mare. La copertura vegetale, in gran parte autoctona, comprende specie arboree, specie rupicole, piante acidofile -che sulle Apuane vivono nei boschi di castagno, come Cistus salvifolius, Erica arborea, Teucrium scorodonia e Digitalis lutea, un laghetto e una piccola brughiera a mirtilli. Nella meravigliosa Garfagnana, a Villa Collemandina (LU), a 1370 metri di altitudine, il Giardino botanico Maria Ansaldi di Pania di Corfino raccoglie, tutela e conserva la flora autoctona dell’Alto Appennino Lucchese, con attenzione per le specie rare e in via di estinzione. Fra le 400 specie vegetali presenti fioriscono, dalla primavera all’estate, peonie (Paeonia officinalis), gigli (Lilium bulbiferum e L.martagon) , varie orchidee, la vedovella delle Apuane (Globularia incanescens), la paradisea (Paradisea liliastrum), il rododendro (Rhododendron ferrugineum) e diverse genziane. In Alta Valle del Sestaione, tra i 1280 e i 1308 metri d’altitudine, si estende l’Orto Botanico Forestale dell’Abetone, creato dal dottor Federico Strada, appassionato cultore di flora alpina e appenninica. Ospita le specie presenti sull’Alto Appennino tosco-emiliano, e in particolare della montagna pistoiese, fra cui faggi e abeti bianchi, abeti rossi, l’acero di monte, il maggiociondolo, il sorbo degli uccellatori, l’anemone bianco, il geranio violetto, l’orchidea nido d’uccello, il fanfaraccio.
Spostiamo nelle Marche, dove troviamo l’Arboretum Appenninicum, a Tuseggia: appartenente all’Università di Camerino, si sviluppa per 10 ettari su un’area collinare, a 500 metri metri di altitudine. Conserva ancora i caratteri di una tipica area agricola collinare, come gli arbusteti di ginestra e i boschi di roverella (Quercus pubescens), querce, carpini, castagni, pioppi e noccioli.
In Molise, ci aspetta il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta, a 1.525 metri sul livello del mare: 10 ettari di vegetazione naturale, in cui vengono conservate e tutelate le specie vegetali della flora autoctona montana e alto montana dell’Appennino centro-meridionale, distribuite nei vari habitat spontanei: rupicolo, arbustivo, faggeta, abetina, praterie montane, stagno e palude. Tre terrazze sono dedicate alle piante officinali e alle specie interessanti dal punto di vista agronomico, come la lenticchia di Capracotta.
L’Abruzzo ci regala, in tema di giardini botanici di montagna, due piacevoli sorprese, a cominciare dal Giardino Botanico Alpino Vincenzo Rivera di Campo Imperatore, situato lungo il pendio meridionale di Monte Aquila in prossimità del valico tra Campo Imperatore ed i Tre Valloni, a una quota di 2.117 metri di quota, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso. Fondato nel 1952 dal professor Vincenzo Rivera, docente di Botanica all’Università di Roma e primo Rettore dell’Università dell’Aquila, ospita le piante d’alta montagna, che vivono oltre il limite del bosco, per un totale di 350 specie autoctone, tra cui molti endemismi e relitti glaciali. Nel Parco Nazionale d’Abruzzo, a 1200 metri di altitudine, potete visitare il Giardino e Arboreto Appenninico di Pescasseroli, che include gli esemplari più importanti della flora abruzzese, collocati in ambienti diversi a seconda della loro famiglia di appartenenza. Vi si trovano anche piante esotiche, uno stagno e un arboreto suddiviso in lecceta, querceto, cerreta, tiglio-carpineto e faggeta. Il Centro Visitatori, a Pescasseroli (AQ), comprende il Museo Naturalistico e dal Parco Faunistico, che ospita animali ritrovati feriti nella zona.
Da non perdere, in Sicilia, l’Orto botanico di Ragalna, detto anche Giardino Nuova Gussonea, in onore di Giovanni Gussoni, noto studioso di flora sicula: ubicato sul versante sud del più alto vulcano d’Europa, nel Parco Naturale dell’Etna, a un’altitudine compresa tra 1700 e 1750 metri, si estende per 10 ettari, ricoperti dalla tipica macchia mediterranea e siciliane in particolare, tra cui la camomilla dell’Etna (Anthemis aetnensis) e Astragaletum siculi, tipici dell’alta montagna etnea, ai piedi di grandi Pinus nigra laricio; mentre nelle cavità proliferano Asplenium septentrionale, Betula aetnensis, faggi, cerri e lecci.
Troviamo un giardino di montagna persino in Sardegna: il Giardino Montano Linasia, il cui nome deriva dal vicino massiccio del Monte Linas, si estende all’interno di uno stupendo bosco di lecci, nella località di Case Marganai, non lontano dal piccolo centro di San Benedetto (frazione di Iglesias). Vi crescono soprattutto le specie botaniche endemiche della montagna sarda, alcune delle quali estremamente rare, come l’elicriso del Monte Linas (Helichrysum montelinasanum), lo spillone del Sulcis (Armeria sulcitana) e la sesleria delle isole (Sesleria insularis).
This post is also available in: Inglese
Rispondi