Rose rosse d’amor

“Rose Rosse per te / Ho comprato stasera / E il tuo cuore lo sa/ Cosa voglio da te”…

cantava nel 1968 un giovanissimo Massimo Ranieri, motivo che negli successivi divenne un grande successo popolare. Con i suoi petali di velluto, la voluttà della forma della corolla e l’intensità dei suoi pigmenti, le rosa rossa è del restao da sempre associata all’amore, alla passione, al desiderio. È Il fiore di Afrodite, la dea dell’amore, ma anche di Adone, un giovane bellissimo cacciatore da lei follemente amato: nella mitologia greca, dal sangue di lui, ucciso da un cinghiale, sbocciarono gli anemoni e da quello di lei, ferita dai rovi per soccorrerlo, le rose rosse. Ma Zeus, commosso dal dolore della dea, permise ad Adone di vivere ancora un altro po’, motivo per il quale la rosa rossa divenne anche il simbolo della rinascita e della vittoria dell’amore sulla morte. Nell’iconografia cristiana rappresentò invece, fin dall’inizio, il sangue di Cristo e i tormenti subiti dai martiri, mentre nel Medioevo divenne il fiore delle vergini (per saperne di più, leggete il ricchissimo articolo de La Compagnia delle Rose)

Nell’antico e poetico linguaggio dei fiori – una sorta di codice segreto che raggiunse il suo apogeo nell’Ottocento e permetteva a innamoranti e amanti di scambiarci complesse conversazioni segrete – la rosa rossa raffigurava, com’era inevitabile, l’amore passionale e tenace. Nel tempo, venne quindi associata a San Valentino, la festa degli innamorati, una tradizione risalente all’epoca romana (496 d. C).

In realtà ci sono tante teorie sulla sua origine. Intanto, nella Roma Imperiale, il 15 febbraio si svolgevano i Lupercalia, i festeggiamenti in onore di Lupercus, dio protettore delle messi e del bestiame; la sera prima, le ragazze da marito usavano inserire in una giara un bigliettino con il loro nome, che veniva estratto a turno dai ragazzi presenti: le coppie che si formavano ballavano e cantavano insieme il giorno dopo. Nel V secolo d.C. la Chiesa trasformò i Lupercalia in una festività cristiana, dedicandola a Valentino, vescovo di Terni, santo e martire, fatto decapitare proprio il 14 febbraio del 274 d.C  dall’imperatore Claudio II  perché si ostinava a sposava le giovani coppie che non avevano ricevuto il suo consenso. San Valentino divenne perciò il protettore degli innamorati: si racconta che regalasse loro fiori e mettesse pace nei loro litigi, così come che si fosse innamorato della figlia del suo carceriere, e  prima della sua esecuzione le abbia scritto una lettera d’addio firmandola “dal tuo Valentino”.

San Valentino era da molto tempo festeggiato in molte parti del mondo in modo delicato e poetico, prima di diventare l’attuale sdolcinata faccenda commerciale: in Inghilterra, Canada e Stati Uniti, per esempio, è usanza scambiarsi bigliettini affettuosi, perlopiù a forma di cuore, chiamati “valentini”: vi ricordate le adrabili strisce dei Peanuts?

Perciò, per scherzarci un po’, Giovanni Arcesi, giardiniera dalla penna colta, mi ha proposto di scrverne su Italian Botatanical Trips, coinvolgendo anche Giulio Baistrocchi, a sua volta esperto giardiniere e rodologo d’eccezione (sa tutto, ma proprio tutto sulle rose!), lei attraverso una deliziosa scelta di favole e poesie, lui una selezione delle rose rosse da giardino più bele.

Grazie, amici miei cari per quanto mi avete inviato!

 

Una rosa, soltanto una rosa… di Giovanna Arcesi

“Portatemi una rosa, e sarò contenta”,  chiese Belinda al padre mercante che andava a Livorno a recuperare il bastimento creduto perso.

Ma sul bastimento gravavano così tanti debiti che “non gli era rimasto neanche un soldo e pensò che tanto la rosa per Bellinda era così poca cosa, che comprarla o no non cambiava nulla”.

Il resto è storia nota, la versione italiana de La Bella e la Bestia è colorita e vera, come lo sono le fiabe, “il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna”, come le definì Italo Calvino nella prefazione della suo celebre raccolte Fiabe italiane (Mondandori).

Perché quella rosa non comprata, che non possiamo immaginare altro che rossa, cambiò tutto, rese la bella fanciulla ostaggio di un mostro e poi signora di un castello.

Regalare rose rosse non è cosa da padri, i padri regalano alle figlie solo rose bianche. La rosa rossa è infatti un messaggio segreto eppure tremendamente chiaro, e quando le rose rosse profumavano ancora, non era possibile equivocarne il senso.

Anche nei componimenti persiani, che parlano di rose e di usignoli e melograni, l’amore narrato attraverso le rose è quello che non si racconta, quello che resta celato e intuito.

Oh Rosa,
Ti ho cercata
Tra tutte le rose,
Ma non ti ho trovata.
Ho patito, ho gridato, ho urlato,
Girovagato
Da una terra a un’altra
Nell’immensità.
Alla fine ti ho trovata
Quieta, addormentata
Nel mio cuore.

Hafiz

Se’ forse in amore le rose non si usano più’, è perché si è perso il senso dell’implicito, del fiore reciso dal giardino da  portare in una stanza per goderne finchè non appassisce, in quel wabi sabi occidentale che fa del sangue, prima che dell’anima, il senso del vivere e non del contemplare.

e infine:

“Cogliam la rosa in sul mattino adorno

Di questo dì, chè tosto il seren perde:

Cogliam d’Amor la rosa: amiamo or quando

Esser si puote riamato amando.”

Torquato Tasso: “La Gerusalemme Liberata”, Canto XVI

 

Rose rosse, di Giulio Baistrocchi

“Rosa rossa: un fiore che caratterizza un colore, cioé il rosa, unito a un colore che caratterizza la passione, cioé il rosso. La letteratura straborda da tutte le parti di rose rosse, tanto da sembrare quasi banali, eppure la rosa rossa, rimane un evergreen, un simbolo imprescindibile. I fiori da taglio che erano un lusso delle classi abbienti, oggi sono diventati un bene primario, con un fatturato colossale, che l’Italia si é fatta scippare, perché non valorizzato dalle istituzioni: eppure Sanremo, il maggior festival canoro, nasce in quello che prima è stato il centro di un’industria fiorente, le cui vestigia si vedono nelle serre abbandonate e nei rosai ’Safrano’ dimenticati tra i rovi, un tempo utilizzati come portainnesto meravigliosi della rosa ‘Indica major’, nei terreni del Centro Sperimentale di Floricoltura di Sanremo, dove lavorarono i genitori di Italo Calvino. La stazione nacque allo scopo di migliorare l’industria del fiore da taglio, ma come al solito fu portato avanti da appassionati, e non con uno spirito imprenditoriale, come invece é sucesso dall’altra parte del confine. Le poche rose ibridate in Italia, se non per qualche famosa eccezione, sono delle rose mediocri, e nessuna buona da reciso.

Invece in Francia, Meilland ha sformato due rose rosse che hanno cambiato il mondo. Una é la “Baccarà”, creata nel 1954, che é stata la rosa da taglio che ha cambiato la storia dell’ umanitá. Ha avuto cosí tanto sucesso , che é stata la piu venduta di sempre, tanto che per piú di cinquantanni, ogni rosa rossa, veniva chiamata Baccarà, anche se si trattava di un’altra varietá, e ancora adesso succede. Questa rosa color rosso geranio, é in effetti molto vigorosa e fiorifera. Unaltro sucesso che ha cambiato la storia é ‘Papa Meilland’ (che discende da due rose rosse eccezionali, ‘Charles Mallerin’ e ‘Chrysler Imperial’), ottenuta nel 1963 ed é la rosa che tutti, ma proprio tutti, considerano come la rosa per antonomasia, perché rosso scura, vellutata e profumatissima. E tutti l’associano all’infanzia e spesso alle nonne. Eppure non é una rosa antica, ma una vecchia rosa moderna: il rosso, infatti eraun colore che fino alla metà del 1800 non esisteva nelle rose (deriva dagli icrncori di rose cinesi, arrivate in Europa solo a quell’epoca), e del resto anche la forma delle rose antiche era molto diverso.

Da coltivare in giardino ‘Papa Meilland’ risulta però spesso assai deboluccia, come buona parte delle rose rosse a cespuglio, che spesso sono migliori nella forma rampicante, come accande anche con la famosa e profumata  ‘Crimson Glory’ forse tra le più belle tenebrose, che nella forma e colore ricorda le vecchie varietà: non a caso discende della celeberrima ‘Général Jacqueminot’.

Un’altra divinità tra le rosse profumate é ‘Etoile de Hollande’, rampicante. Da ricordare anche ‘Guinée’‘Senegal‘, ottenute da Mallerin, che deliziano tanti amatori”.

Questa la selezione di Giulio: a voi, quale piace di più?

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