L’Orchidarium di Estepona

 

Durante le vacanze di Natale mi sono regalata un viaggetto in Andalusia, fra città antiche, borghi arroccati, palazzi meravigliosi e giardini moreschi, in un tripudio di piante di arancio amaro (Citrus aurantium, solo a Sivlgia ne crescono oltre 40mila piante!) e cortili pieni di piante. Nello scegliere il tragitto (da Siviglia a Malaga, passando per carmona, Cordoba, Ronda, Antequera, Granada) inserito anche Estepona, rinomata località marina lungo la Costa del Sol, per un motivo ben preciso: visitarne l’Orchidarium, il più importante d’Europa: ospita orltre 5mile orchidee, appartaenti a 1500 specie, oltre a moltissime altre piante tropicali. Un occasione troppo ghiotta per lasciarmela sfuggire…peccato che, quando sono arrivata, il 6 gennaio, fosse chiuso (in effetti avrei potuto pensarci, ma del resto il sito non ne faceva menzione); ci sono tornata la mattina dopo, per avere però un’altra piccola delusione, anzi due: le tre alte cascate (la maggiore raggiunge i 30 metri di altezza) che ne caratterizzano l’interno era chiuse per manutenzione e la maggior parte delle orchidee non era in fiore. Ciò nonostante, l’orchidario di Estepona mi è davvero piaciuto e vi raccomando di andare a visitare, se passate da quelle parti. Realizzato nel 2015, si sviluppa sotto tre grandi cupole di vetro: un sentiero, che dal piano terra scende a due livelli inferiori, conduce attraverso gli ambienti tipici delle foreste pluviali, dalle più calde alle più fredde.

 

 

Il primo gruppo di orchidee che si incontra, appena entrati, sono le Cattleya, genere che comprende 113 specie, provenienti dalla Costa Rica e dalle Antille, battezzato nel 1824 da John Lindley in onore di William Cattley, mercante e botanico britannico. Nel proseguire, si incontra la  roccaglia che ospita le Paphiopedilum calcicole e la pergola dedicata al genere Stanhopea:  orginario dell’America centrale e meridionale, battezzato nel 1829 da Philip Henry Stanhope, quarto Earl di Stanhope, nonché politico con interessi scientifici: sono orchidee bellissime, che producono una profumata cascata di fiori rivolti verso il basso; per mia fortuna Stanhopea nigroviolacea era in piena fioritura, una meraviglia davvero.

Altri generi ben rappresentati nell’orchidario sono Bulbophyllum  (oltre 2mila specie); Gongora (65 species diffuse in Colombia, America centrale, America meriodanle tropicale e Trinidad, nell foreste umide che vanno dal livello del mare fino a 1800 metri sulle Ande), che prende il nome da Antonio Caballero y Gongora (1723-1796), Vicerè dell’alra Nuova Granada (oggi Colombia ed Ecuador); and Archbishop of Bogotá;  Dracula (118 species natide di Messico, America centrale,Colombia, Ecuador ePerù), termice che siginica “piccolo dragone”, in riferimento to mitico Conte Dracula, per via del color rosso sangue che caratterizza i sepali di molte di loro; Vanilla, specie rampicanti che i nativi americani precolombiani coltivavano per i baccelli dai brutti dolci e profumati (introdotti, pare, inisem al cioccoalto, dal coqnuistatore spagnolo Hernán Cortés intorno al 1520. E infine, protetta da una teca di vetro e illuminata da luci apposite, una stupefacente collezione di orchidee miniatura, un vasto gruppo di specie appartenenti a generi diversi (fra cui Aerangis, Barbosella, Bulbophyllum, Dracula, Dendrobium, Epidendrum, Masdevallia, Oncidium, Phalenopsis), alte da 5 a 15 centimetri. Un angolo è riservata al dottor Fredy Leonel Archila Morales, botanico e agronomo guatemalteco, oderino cacciatore di piante, anzi, di orchidee: finora ha identificate 800 nuove specie, fra cui Stanhopea esteponae.

Tra le altre molte altre piante tropicali a far da contorno alle orchidee, vi sono passiflore, molte palme, fra cui Cyrtostachys renda, nativa di Thailandia, Malaysia, Sumatra r Borneo in Indonesia, Cananga odorata, albero originario di Indnesia e filippine, dai fiori del quale si estrae il profumo chiamato called ylang-ylang, e Bixa orellana, piccolo albero sudamericano, dai cui semi si estrae un colorante rosso.

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