La si incontra abbastanza facilmente nei piccoli giardini d’alta quota (1.700-1.800 metri di altitudine), dove prospera senza temere gelo e vento: è Rosa glauca (già R. ferruginea e Rosa rubrifolia), una specie originaria delle montagne dell’Europa centrale e meridionale, dai Pirenei spagnoli fino a Bulgaria, Germania, Polonia, e in seguito introdotta in Scandinavia e Finlandia. In Italia è diffusa allo stato selvatico in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna. Toscana, Marche, Abruzzo e Molise, al margine di boschi e su sassaie, in zone soleggiate, fra i 400 ai 2.000 metri di quota.
È utilizzata nei giardini come esemplare isolato o in siepi: è infatti una gran bella rosellina, una delle più rustiche assieme alle rose Rugose: soprannominata “rosa paonazza”, eretta, non stolonifera, superta i 2 metri di altezza e larghezza, alta fino a 2 metri, ha foglie molto belle, piccole, di un grigio-glauco, ma amaranto e bronzo da giovani e in autunno e corolle deliziose, a cinque petali cuoriformi, bianche al centro e per il resto rosa ciclamino. Fiorisce, in base all’altitudine in cui si trova, da aprile-maggio a giugno-luglio, poi produce cinorrodi molto decorativi, a volte tondeggianti altre a forma di fiaschetta, dapprima rosso lacca e in seguito rosso carminio, molto apprezzati dagli uccelli.
Da coltivare, Rosa glauca è molto facile: estremamente rustica, frugale, molto resistente alle malattie e veloce a crescere, accetta terreni diversi, in pieno come in mezz’ombra, più consigliata in pianura e in Meridione. Come le altre rose botaniche, non richiede potature, se non di quando in quando il taglio di parte dei rami più vecchi e legnosi, per ringiovanire la vegetazione e diradare la chioma all’interno. Se però vi sono problemi di spazio, potete accorciare i rami giovani più lunghi: meglio farlo sempre dopo la fioritura, a luglio, poiché come le altre rose botaniche a fioritura unica, differenzia le gemme da fiore a fine estate.
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