Riconoscere le piante in inverno: il salice delle capre

L’inverno offre la possibilità di imparare a riconoscere le piante da altre loro caratteristiche oltre i fiori e le foglie (per questo raccomando di andare a visitare orti botanici, giardini e ancor più vivai anche in questa stagione), come cortecce, gemme, frutti o infruttescenze. È il caso di questo arbusto incontrato in montagna, in mezzo alla neve, a 1700 metri di altitudine, in Engadina, Svizzera: rami eretti, qualche fogliolina secca e moltie curiosi ciuffettini penduli: le infruttescenze, formate da tanti piccoli frutti alati. Non potevava che appartenere a un salice, genere dioico (ovvero con fiori – nel caso dei Salix infiorescenze – maschili e femminili portate da piante separate.

Già, ma quale salice? Mi ci sono arrovellata un po’, anche perché c’era davvero poco su cui basarsi per il suo riconoscimento: a parte le infruttescenze, però comuni nella forma a tante specie, le due-tre piante presenti presentavano solo  qualche fogliolina secca e annerita, di forma ovale, appuntia e dai bordi leggermente dentati; i rami più vecchi avevano la corteccia grigia, i più giovani rossa, ma le gemme ernao ancora strettamente chiuse, rosso-bruno e appuntite. Ovviamente andava considerato l’ambiente e il terreno, umido, fertile e acido, ma i salici, si sa, sono in genere adattabili e piuttosto ubiquitari.

In mancanza di altre informazioni e di un libro sulla flora del luogo a disposizione, mi sono arresa e ho provato a vedere se un’app di riconoscimento botanico poteva essermi di aiuto: ebbene, ho avuto l’ennesima conferma che, nonostante il grande impegno di chi cerca di inserirvi quanti puù dati possibili, queste applicazioni funzionano piuttosto male,  anche se è vero che in questo caso il riconoscimento era obbiettivamente difficile, avendo a ben poco. Sulla base delle infruttescenza l’app  ha decretato che l’arbusto in questione fosse Salix aurita, ma indagando un poco, mi sono accorta dell’errore.

Salix aurita, detto salice dorato o salice delle orecchie, è un arbusto diffuso in tutta Europa (ma in Italia, riportano Actaplantarum e Sandro Pignatti, in Flora d’Italia, è presente in Trentino-Alto Adige e Veneto, fra i 200-100 e 1700 metri di altitudine, ma in particolare sull’arco alpino, gli ambienti corretti.  Con le foglie però non ci siamo: in Salix aurita sono infatti obovate, con lamina rugosa e margini denticolati, un poco arricciate, con l’apice arrotondato o leggermente affossato,sono inoltre dotate, alla base della lamina, di orecchiette (stipule) piuttosto grandi, da cui il nome attribuito alla specie (aurita da auris, orecchia). Inoltre Salix aurita ha la cortecia verde-grigiastro, con corrugamenti longitudinali sui rami dai 2-4 anni in poi.

 

Studia e ristudia, cerca e ricerca sui vari siti, ho pensato che potesse trattarsi di Salix helvetica, detto salice elevetico, visto anche il luogo in cui mi trovavo: una specie eretta e ramificata, diffuso sulle Alpi dai 1800 ai 2700 metri di altitudine, in Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Trentino-Alto Adige, ma di nuovo le foglie non corispondevano, essendo allungate e strette, a appuntite o arrotondate (beh, poi grigioverdi-argentate) e la painta tende ad avere un portamento cespuglioso, basso e strisciante.

Andando avanti nella ricerca sono infine arrivata a questa conclusione, in fondo la più facile (ma chiedo il vostro parere): credo proprio che gli arbusti ho ho fotografato appartenessero a Salix caprea, detto “salicone“, “salice delle capre“ (che ne mangiano i germogli) e “salice di montagna“, una specie estremamente diffusa in natura dall’Europa al Giappone, presente in Italia  in tutte le regioni, tranne in Sardegna, dal livello del mare alla fascia subalpina (Actaplantarum dice, in italia, da 0 a 1700 metri di altitudine), in diversi tipi di terreno, purché non asfittici, tollerando – leggo – anche condizioni di aridità estiva. E le foglie sembrano proprio corrispondere alle mie:  piccole, ovoidali, appuntite, con margini poco seghettati…nella bella stagione sono verde chiaro sulla pagina inferiore e bianco-grigiastro su quella inferiore (cosa che non ho chiaramente potuto osservare, ma controllerò questa primavea ). Inoltre, produce lunghi racemi di minuscoli frutti, ovvero piccole capsule coniche-allungate, proprio uguali a quelle fotografate e ha corteccia grigio-opaca, rosso-bruna nei rami.

Salix caprea è un arbusto o albero di piccole-medie dimensioni (ma può raggiungere perfino i 13-15 metri di altezza), spesso policonico e a portamento cespuglioso. È facilmente riconoscibile dalle caratteristiche infiorescenze, che compaiono sui rami giovani ancora ancora nudi, a inizio primavera (fra marzo e maggio, in base all’altitudine), e dunque non ancora presenti in questa stagione (fine gennaio): quelli maschili sono amenti eretti, grassotteli, ricoperti all’inzio da peli grigio-argentei, che danno loro l’aspetto di teneri animaletti,  non a caso detti “gattini”. Quelle femminili sono simili ma più grandi (eppure qualche sito riporta il contrario..).

In conclusione: il riconoscimento delle piante è materia davvera ardua, soprattutto quando si hanno pochi elementi su cui basarsi e non si è botanici veri e propri;

-non fidarsi delle applicazioni, che possono dare un’indicazione ma anche essere oltremodo fuorivianti;

-non fidarsi nemmeno dei siti we in generale, ma cercare quelli più attendibili (quante informazioni contradditorie ho trovato in questo ed altri casi!);

-munirsi di un buon manuale sulla flora del luogo, ne caso si tratti di una specie selvatica;

-non fermarsi alla prima risposta ma andare avanti a cercare, confrontare, dubitare: infatti non è detto che l’abbiata azzeccate!

In ogni caso, sappiate che tutte e tre le specie citate – Salix caprea, S. helvetica, S. auritasono molto utili per trattenere le scarpate umide e gli argini dei fiumi, come pure per il rimboschimento di aree incolte umide. E si trovano tutte, facilmente, in molti nostri vivai.

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