La salvastrella, ovvero Sanguisorba officinalis

Salvastrella, erba perseghina, sanguisorbo, scarita, pimpinella maggiore…sono solo alcuni dei nomi comuni attribuiti a Sanguisorba officinalis, una pianticella poco appariscente eppure così graziosa, che da sempre sono abituata a vedere nei prati di montagna.

Erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Rosacee, originaria del Nord Europa, Nord America e Asia settentrionale, è diffusa in tutte le regioni dell’Italia centro-settentrionale (ma incerta in Valle d’Aosta e rara nel Carso), come pure in Campania, Calabria e Basilicata, nelle zone umide e ricche di sostanza organica, dal livello del mare  fino a 2.200 metri di atitudine o poco più.

È una pianticella rizomatosa, dai fusti eretti ramificati, che raggiungono i 50-90 centimetri di altezza e anche il doppio di larghezza. È poca vistosa, eppure osservate da vicino la bellezza dei suoi dettagli e ne rimarrete incantati: le infiorescenze, apicali, che sbocciano da luglio a settembre-ottobre, sono capolini ovali molto graziosi, formate da fitti fiori minuti, privi di petali, ermafroditi, di colore rosso bruno; le foglie sono coriacee, imparipennate, costituite da 5-9 foglioline più o meno ovali o allungate, dal margine graziosamente dentellato. E come danza leggera, nel vento, assieme alle altre ebre dei prati e dei pascoli alpini!

Inoltre, come tante altre nostre erbe comuni e dall’aspetto umile, Sanguisorba officinalis possiede diverse proprietà: le foglie giovani, dal leggero sapore di cetriolo, si possono utilzzare per insaporire insalate e minestre, assime ad altre erbe di campo e verdure cotte, e possiedono proprietà astringenti, toniche, aperitive, digestive e carminative, ovvero favoriscono l’eliminazione di gas dallo stomaco e dall’intestino, nonchè antiemorroidali.

Origine del nome.  Infatti il nome del genere, Sanguisorba, deriva dal latino sanguis, sangue, e sorbeo, assorbire, in virtù della sue capacità emostatiche: anticamente si riteneva infatti che le specie appartenenti a questo genere frenassero  le perdite di sangue, cosa in parte convalidata. Il nome della specie deriva dal latino officina, farmacia, in riferimento all’uso medicinale.

Cultivar. Di Sanguisorba officinalis esistono alcune varietà ornamentali, come ‘Tanna’, dal fogliame verde scuro e dai capolini tondeggianti, e ‘Lemon Splash’, dalle foglie punteggiate di giallo, che potete trovare per esempio presso il vivaio di Pier Luigi Priola.  Riservate ai climi freddi, a estate fresca e umida, vanno piantate in terreni normali, umidi ma ben drenati, soleggiato o in mezz’ombra, nei prati, nei giardini di ghiaia, nei giardini rocciosi e nelle bordure, accostate a graminacee, e, suggerisce Priola, Eupatorium e Geranium.

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